Quando mai capitava negli anni passati, salvo l’ottobre nero del 2008, di assistere a tali acrobazie delle curve di andamento degli spread sui titoli di stato, sul valore del denaro, sugli scambi relativi ai principali titoli di mercato, quelli su cui si affidano gli investimenti stabili e di medio periodo le principali banche nazionali e internazionali?
E tutto questo – nella convinzione di chi scrive – che la maggior parte delle persone non ha per nulla chiaro cosa implichi tale altalenanza di valori, e le “etichette” associate al loro comportamento sulle borse internazionali.
La verità è che non essendoci più attendibili stime di crescita dei PIL della eurozona, molte imprese hanno deciso di impiegare una maggiore quantità di capitali nelle iniziative di tipo finanziario, piuttosto che nell’investimento delle risorse nella crescita produttiva delle aziende governate.
In pratica in Europa si sta passando con una velocità crescente dall’investimento in fattori tangibili della competitività delle imprese (formazione e acquisizione del personale, sviluppo tecnologico, innovazione nei materiali e nelle tecniche di produzione) ad aspetti meno controllabili che fino ad alcuni anni fa tutto sommato garantivano “facili” guadagni: partecipazioni finanziarie, investimento in titoli societari nazionali ed esteri, scommessa sulle prospettive di sviluppo e vendita ora di questa ora di quella Società quotata.
Il fatto è che l’economia finanziaria non può volare troppo alta rispetto all’economia reale. E la seconda stagna. E i mercati impressionano politici e cittadini restituendo cifre sensazionali, ma sono invece solo il “fenomeno apparente” che distrae dai reali fattori che condizionano la crescita dell’economia, quelli che poi sono in grado di condizionare la distribuzione della ricchezza e le condizioni reali della vita delle persone.
Si riprenderanno a considerare gli interventi sostanziali da attuare per rimettere in moto le micro, piccole e medie imprese distribuite sul territorio – vero capitale del nostro contesto nazionale – o continueremo ad estenuarci in continui salassi utili solo ad arginare giorno per giorno le perdite di grosse multinazionali che si sono allontanate inesorabilmente e troppo dai fattori umani e sociali del successo imprenditoriale?
gc
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