La vicenda dell’imam yemenita ucciso da un missile lanciato da un drone statunitense fa pensare: non tanto per il coinvolgimento della Cia in un’operazione di polizia internazionale – non è la prima né si suppone sarà l’ultima volta – ma per l’indifferenza con la quale le notizia è stata accolta. Sui quotidiani oggi si diceva che l’operazione “non è servita a rialzare gli indici di gradimento di Obama”, suggerendo il pensiero che l’uccisione di un uomo sia stata determinata dal calo di popolarità che sta accompagnando il presidente americano in questi tempi, grami per tutti, di crisi economica.
Ma sono ben altre le domande aperte: quale tribunale ha pronunciato la condanna a morte dell’Imam? E chi ha deciso le modalità di esecuzione all’interno di un Paese sovrano che non risulta essere in guerra con gli Stati Uniti? In altre parole, oggi in nome della sicurezza degli usa, è possibile che “the president” decida di intervenire in qualunque Stato del mondo, facendo fuori tutti coloro che sono ritenuti oppositori del cosiddetto “ordine mondiale”? Le risposte suscitano forte inquietudine e fanno pensare ancora una volta che sotto la maschera della “lotta al terrorismo” si nasconda la volontà (e la possibilità, dati i mezzi tecnologici a disposizione) di controllare e dominare il mondo.
Per dirla con un Moretti d’annata, “Obama, se ci sei, prova a dire qualcosa di sinistra!”
Rispondi