Tracollo demografico: questa è l’impietosa fotografia della Gorizia del primo decennio del 2000. E’ un calo costante, reso ancor più evidente dall’immigrazione di numerosi nuclei familiari provenienti dall’Est Europeo, dall’Africa e dall’Asia. Ormai i residenti sono poco più di 35mila, il tanto decantato ruolo di capoluogo di provincia non sembra essere particolarmente attrattivo. Anche dal punto di vista anagrafico c’è da preoccuparsi: la città è sempre più “vecchia”, per i giovani esistono ben pochi motivi per restarci. E non sarà certamente una “cittadella del divertimento” fuori centro a invertire la tendenza…
Il “giudizio” dei numeri è impietoso e riguarda tutti: cosa si è fatto per evitare che la situazione precipitasse fino a questo punto? A chi attribuire la responsabilità di una miopia storica che ha impedito di prevedere i disagi occupazionali e “sfruttare” le opportunità offerte dalla trasformazione dei vecchi confini dopo l’ingresso della Slovenia nell’Unione europea? Ai politici, ai commercianti, agli industriali, agli operatori culturali, sociali, religiosi? E’ necessario fermarsi un momento e cercare di capire: ognuno dovrebbe una volta tanto assumersi la propria parte di responsabilità, verificare con lucidità la situazione presente, prendere contatto con la rispettiva “controparte” in Slovenia, proporre nuovi sostenibili percorsi.
Perché ciò possa verificarsi è inutile continuare a portare rattoppi a un vestito ormai fatiscente; occorre “fermarsi”, invitare le varie categorie a sedersi attorno a diversi tavoli, individuare nuovi obiettivi condivisi e distribuirsi i “compiti” stabilendo il classico “chi fa che cosa”. Insomma, dei veri e propri “stati generali” inter-comunali e inter-nazionali – ben più ampi di quelli lodevolmente ma troppo frettolosamente proposti a livello provinciale alla metà del prossimo dicembre – da preparare con l’aiuto della competenza e dell’esperienza di ciascuno.
Sarà la prossima amministrazione comunale a trovarsi di fronte al bivio: se penserà di poter risolvere i problemi con slogan triti e ritriti o promesse irrealizzabili non avrà neppure i mezzi finanziari per svolgere il ruolo “romoliano” di amministratore di condominio; se riuscirà a rianimare il dialogo e il confronto nel rispetto delle diverse componenti del tessuto sociale cittadino forse potrà contribuire ad accendere qualche lume di speranza in un orizzonte attualmente molto oscuro.
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