Sulla questione dei giovani in Consiglio Comunale il sindaco Romoli ha sbagliato a invocare questioni di principio (“io vado dove vengo invitato, ma non mi può essere imposto da chi vuole fare demagogia”). Sarebbe stato meglio da subito raccogliere la provocazione e accettare i cinque minuti di dialogo da essi richiesti. Perché? Perché la presenza di una trentina di giovani nell’aula consigliare è già di per sé un fatto eccezionale e sarebbe stato di gran lunga meglio valorizzarla invece che mortificarla. Ma erano da ascoltare soprattutto perché le loro richieste sono molto serie, importanti e si possono sintetizzare in una: partecipare attivamente alla gestione della vita sociale e politica del Comune, attraverso la ricerca condivisa di strumenti operativi che lo rendano possibile (tipo la Consulta comunale dei Giovani, scomparsa nell’estate 2009 da tutti gli ordini del giorno di Consiglio e Commissione dopo una breve fiammata iniziale). Mentre c’è chi pensa di “pescare” i giovani incontrandoli nei bar più frequentati, essi percorrono la strada opposta e si riversano in quello che dovrebbe essere il luogo più importante della politica cittadina.
E non trovano ascolto, neppure con la simbolica sospensione di cinque minuti della seduta: e pensare che tra poco più di un paio di mesi tutti li cercheranno, alla caccia di un voto in più, infondo Gorizia val ben un’ordinanza!
E' vero, bisognava ascoltarli in consiglio. Ma una cosa ci accomuna: chi in consiglio vine ascoltato? Nemmeno l'opposizione, anche perchè il consiglio non si riunisce mai. Questa volta mi pare che Grillo abbia ragione. La politica sta diventando un fantasma, sia a livello propositivo, sia a livello rappresentativo. Forse anche questo andrebbe spiegato ai giovani: non si aspettino di trovare niente in quell'aula. Bisogna trovare posti nuovi dove dialogare, forse nemmeno e solo le piazze, ma sedi opportunamente riscaldate dove iniziare dai fondamentali a ricostruire pensiero critico e proposta politica.