Dopo la fine del governo Berlusconi il centro sinistra aveva inneggiato al “nuovo” rappresentato dalla governo Monti. Grande entusiasmo fino alla manovra nella quale con coerenza il premier e i suoi ministri propongono esattamente quello che avevano promesso: sacrifici per tutti, ovviamente soprattutto per quel ceto medio dal quale unicamente possono essere tratti dei “numeri” significativi. Adesso tutti a invocare equità e giustizia, in primis la Chiesa cattolica che suscita ovviamente un vespaio di critiche, a partire dalle esenzioni ici, dall’8 per mille e dai finanziamenti cospicui da parte degli enti pubblici (non certo ultima la regione Friuli Venezia Giulia). I “poveri” parlamentari del centro sinistra e del centro destra sono tra l’incudine del dominio dei finanzieri e il martello delle prossime elezioni; non sapendo che pesci pigliare sembrano attendere gli eventi, invocando addirittura – pd e pdl – la “fiducia” per evitare guai nella discussione parlamentare. Colpisce però la capacità di cambiare idea di questi eletti dal popolo che sembrano autorizzati a dire tutto e il contrario di tutto: le ultime politiche erano tre anni e mezzo fa. Eppure molti supporter di Berlusconi – anche locali – sono passati negli ultimi mesi alla gioia più sfrenata per le sue dimissioni, poi a sostenere con passione le ragioni di Monti e ora a criticarlo per la mancanza di equità della sua manovra. Percorsi simili si sono realizzati nel pd, basta scorrere facebook per leggere da un giorno all’altro testi di persone anche esperte della “politica” transitare dall’inno al trionfo della democrazia all’accusa di “fascismo” generata dal ventilato ridimensionamento delle giunte provinciali. Insomma, è logico che cambiare idea fa parte del “gioco” politico, ma non così in fretta, soprattutto non senza aver spiegato le ragioni dei propri errori e dell’adesione a prospettive completamente diverse dalle precedenti.
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