Orrore unanime hanno suscitato le stragi di Natale in Nigeria: decine di morti in attentati terroristici realizzati all’esterno di chiese cristiane. Per quello che può servire, non si può non esprimere la solidarietà alle vittime e la preoccupazione per la crescita di simili episodi in varie parti del mondo. E’ vero che in diverse zone del pianeta i cristiani subiscono forti persecuzioni, come pure accade ad altre minoranze religiose; è un tragico segno di quanto sia ancora lontana la concretizzazione del diritto naturale alla libertà religiosa. Bene ha fatto il papa a richiamare oggi l’insensatezza della violenza “cieca”‘ ma forse tale violenza proprio “cieca” non è. Essa colpisce in nome di un improbabile dio della guerra predicato da chi pensa in questo modo di stornare i giganteschi problemi economici di una delle nazioni più naturalmente ricche e più socialmente povere del mondo. Non per niente la città di Jos dove si sono verificate parte delle violenze natalizie dista meno di 25 chilometri da Kuru Karama dove poco più di un anno fa furono i se-dicenti cristiani ad assalire i musulmani e a compiere una strage a colpi di machete. Insomma, non si uccide a casaccio, ma sulla base di piani programmati dove la religione ha un ruolo catalizzatore, ma dove gli interessi macroeconomici sono sempre gli stessi, quelli del neocolonialismo che in tempi di crisi globale affama ancora di più di quanto umanamente sembrerebbe possibile. Vicinanza dunque ai caduti e ai familiari colpiti da questa ennesima strage degli innocenti, ma ci sia maggior impegno a scoprire il “re Erode”, cioè i veri mandanti nascosti probabilmente dentro i palazzi che contano del capitalismo mondiale.
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