Per la prima volta dall’insediamento il gradimento del sindaco Romoli è risultato in crescita in un sondaggio commissionato dal Sole 24 ore. Anzi, ha raggiunto bén il 53% delle intenzioni di voto, oltrepassando di slancio anche il risicato 51% con il quale aveva vinto al primo turno nel 2007. Tutti – compreso l’interessato – minimizzano il valore dell’indicazione, ma forse il centro sinistra non dovrebbe cadere nella tentazione di sottovalutarla, tenendo presente che la raccolta delle indicazioni è stata effettuata a metà dicembre, cioè bén oltre un mese dopo le “primarie”.
Se la coalizione e il candidato sindaco vogliono convincere la maggioranza degli elettori a cambiare idea rispetto a cinque anni fa devono cominciare a battere qualche colpo, almeno in due direzioni: la proposta di un’idea alternativa di città e la critica ai “buchi” dell’amministrazione uscente sulla base di alternative sostenibili e non di promesse irrealizzabili.
La Gorizia/Gorica/Gurissa ha bisogno di essere ristrutturata sulla base del protagonismo di ogni suo cittadino: per questo al centro occorre un welfare non basato sull’assistenzialismo né sulla delega al privato sociale, bensì sulla valorizzazione e sul coordinamento dei singoli e delle famiglie, sulla promozione dei lavori socialmente utili, sulla progressiva professionalizzazione e sulla relativizzazione del ruolo del volontariato.
In questa ottica l’intuizione di Basaglia (“visto da vicino, nessuno è normale, quindi…”) potrebbe essere la linea guida per una nuova concezione delle relazioni umane all’interno di un territorio dove è sempre più urgente rimuovere i muri mentali che segnano ancora troppi confini. La Cultura (non certamente il “parco culturale”) è lo strumento principale per offrire a questa concezione solide basi, radicate in un passato che trova nel Novecento goriziano una vera miniera di consapevolezza oltre che una chance irripetibile per investimenti nel settore turistico e per un’imprenditoria davvero senza barriere. Welfare, cultura e ambiente sano possono essere l’autentico perno su cui innestare le problematiche relative ai settori industriali, commerciali e agricoli, sia attraverso la concretizzazione della proposta della green economy che cercando una sinergia costruttiva con i comuni sloveni, anche in vista della creazione di una possibile zona franca europea con prospettive più ampie rispetto a quelle finora attribuite al Gect. Ma su quel perno possono e devono ruotare anche l’urbanistica, i lavori pubblici, il piano del traffico, il “no” ai centri commerciali e alla cementificazione…
Insomma, il contrario del percorso “romoliano” dell’amministrazione di condominio, incentrato sui lavori pubblici, imbarazzante sulla cultura, assai debole dal punto di vista del welfare, poco concludente sui giovani, sull’ambiente e sulle relazioni Inter-nazionali dove a fronte di un contenitore ancora tutto da riempire (Gect) sono stati svuotati di senso luoghi simbolici come la piazza Transalpina, si è trascurata la più grande opportunità che la storia ha offerto alle Gorizie per trovare un ruolo importante nel cuore dell’Europa.
Ecco, così, tanto per cominciare…
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