Il Governo Monti boccia nuovamente la legge sul welfare nel Friuli Venezia Giulia già respinta in precedenza addirittura dal governo Berlusconi. Una normativa palesemente razzista, che impedisce l’accesso ai servizi sociali a chi ne ha più bisogno e che incrementa la discriminazione sociale e culturale. Una vergogna insomma, voluta dalla Lega, ma approvata dalla Giunta Tondo e dai consiglieri regionali Pdl (compresi quelli transistati sotto altre nuove sigle), Udc e altri: proprio quelli ai quali parte del Pd strizza l’occhio in vista delle elezioni regionali del prossimo anno.
Gorizia è da cinque anni amministrata da una Giunta e da una maggioranza consigliare che: appartiene nella maggior parte dei suoi rappresentanti allo schieramento che ha voluto e sostenuto Silvio Berlusconi alla testa del Governo che ha portato a un passo dalla rovina il Paese; ha lo stesso colore politico della Giunta regionale che ha emanato leggi come quella sul welfare ritenute indegne perfino dal Governo amico; annovera tra i suoi membri persone esplicitamente contrarie ai percorsi di integrazione confinaria con i comuni sloveni limitrofi…
Ammesso e non concesso che l’amministrazione di una città possa essere equiparata a quella di un condominio, chi affiderebbe un condominio alle mani di persone che hanno notoriamente e non smentiscono pessime frequentazioni a livello economico e politico?
Il fatto strano, visto che siamo ancora nel clima da giornata della memoria,è che molti convivano con la lega ed altri gruppi, che fanno provvedimenti razzisti. E poi si sciacquano la bocca dicendo "Mai più" il 27 gennaio. Io però, e lo dico francamente, non capisco manco i cattolici. Sono in numero pazzesco,visto le miriadi di liste in cui sono presenti trasversalmente e non sono capaci di prendere a frustate i mercanti del tempio,sputtanare gli ipocriti e i farisei e condannare le ingiustizie ai danni dei più deboli? Non sono in grado di dire di no neanche al razzismo? Ma allora va spiegato a cosa serve l'impegno dei cattolici in politica: non lo capisce nessuno.
La cosa buona di questa domenica è la notizia della morte di O.L.S.
La scomparsa di un senatore a vita farà risparmiare qualcosa relativamente agli appannaggi mensili dovuti a questo titolo nobiliare.
Per me la morte di un essere umano non è mai una notizia positiva. Sarebbe positiva invece la notizia dell'abolizione dell'istituto dei senatori a vita. Ma le due cose non sono cimmisurabili…
OLS era deciso avversario di Berlusconi, oltre ad essere stato in prima linea nella difesa della costituzione. Non scherziamo con l'antipolitica, che si rischia di fare di tutta l'erba un fascio
Per i più giovani e per chi può essere facilmente condizionato dai telegiornali, ecco chi era O.L.S., da una risposta del direttore de Il Giornale nel 2007 ad un lettore:
“Ma lo sa che il nostro amatissimo capo onorario dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, è presidente dell’Istituto storico di studi della Resistenza? Quel posto lì mica lo danno a uno qualsiasi, lo danno a chi può vantare un curriculum resistenziale coi fiocchi e magari anche coi controfiocchi. Discreto come sempre, il nostro Oscar non mena vanto dei mesi trascorsi su in montagna a tirar schioppettate al perfido crucco o all’infame repubblichino per cui, purtroppo, non si sa né quando né dove né come abbia fatto il partigiano. In compenso sul suo antifascismo militante se ne sa quanto basta, e avanza. Da zero a 7 anni, niente antifascismo perché non c’era il fascismo. Dai sette ai 25 anni lo vediamo chino sui libri a studiare ed è probabile che qualche antifascistata l’abbia fatta, magari al liceo o all’università. Però non se ne conserva traccia. Nel 1943 il nostro Oscar entra in magistratura e nel ’43 i casi erano due: o il neomagistrato giurava fedeltà al Duce e al fascismo o al Duce e alla Repubblica sociale, quella di Salò. Non si scappa. Ci fu chi, per non pronunciare la formula del giuramento, rinunciò a carriera, onori e prebende, correndo magari anche qualche rischio. Stando ai fatti, O.L. Scalfaro giurò (e sul suo onore). Potrebbe configurarsi quel giuramento una manifestazione di antifascismo? Hummm… Aveva forse l’interessato, al momento di esclamare: «Lo giuro!», incrociato le dita dietro alla schiena, gesto ritenuto invalidante il giuramento medesimo? Vai a sapere. Fatto sta che giura e diventa magistrato proprio mentre il regime tirava le cuoia facendo così scadere i termini dell’antifascismo militante.
Ma ecco che quando tutto sembrava perduto la dea bendata si sbenda: disgustato dalle sentenze sommarie dei Tribunali del Popolo il comando alleato (i soliti yankees) imposero – siamo a fine aprile 1945 – che venissero sostituiti da regolari Corte d’Assise Straordinarie in carica solo sei mesi. Chi, tra le file della Magistratura, voleva approfittarne per far carriera, doveva quindi affrettarsi. E il giovane antifascista in pectore Oscar Luigi Scalfaro si affrettò. Non ci fu chiamata: i magistrati che composero quelle Corti erano tutti volontari. In cambio del loro zelo venivano concessi scatti di anzianità «à gogo» per compensare le crisi di coscienza di chi sapeva d’esser chiamato a emettere, ove il caso, sentenze di morte. Allorché ascese al Colle, Oscar Luigi Scalfaro ammise che in qualità di pubblico ministero chiese e ottenne una sola pena capitale: quella per Enrico Vezzalini. Le cronache del tempo assicurano che almeno ad altri sei sciagurati toccò quella sorte, ma non saremo certo noi a dubitare della parola di uno Scalfaro. Il quale, tuttavia, per almeno un altro imputato, Salvatore Zurlo, invocò la pena capitale: «Il Pm Scalfaro – si legge nel “Corriere di Novara” – dopo chiarissima requisitoria condotta con vigoria ed efficacia conclude domandando la pena di morte per lo Zurlo». Costui, per sua fortuna (e scuorno del vigoroso ed efficace Pm) ebbe in Appello la sentenza annullata, ma ciò non toglie che Scalfaro Oscar Luigi s’adoperò perché finisse al muro. Ed ecco il punto: siccome i condannati a morte da Scalfaro appartenevano alla Repubblica sociale, l’averli spediti o voluto spedire davanti al plotone d’esecuzione può esser considerata azione partigiana e/o antifascista ancorché tardiva? Dal tono delle dichiarazioni, dalla pomposità delle sentenze e dal ritenersi perfettamente idoneo a ricoprire la carica di capo dell’Istituto storico di studi della Resistenza, direi che l’interessato è di quella opinione: la condanna alla pena capitale di (almeno) due repubblichini vale come diploma di antifascista Doc.”
Fonte: http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/centrodestra_e_centrosinistra/oscar_luigi_scalfaro/articolo.php?id=831