Si crede ancora nel “pubblico statale”? Intendiamoci, chi avrebbe dovuto rappresentarlo ha fatto tutto il possibile e l’immaginabile per cancellare qualsiasi fiducia, con l’ulteriore accentuazione del processo determinata da un’opinione mediatica pronta a denunciare la trave negli occhi altrui nascondendo quella nei propri. E così quando si parla di pubblico impiego ormai il minimo che possa capitare è una smorfia di disgusto, salvo poi ricredersi quando ci si ricorda del professore, dell’infermiere, dell’impiegato premuroso, dell’operatore ecologico…
Insomma, il comportamento malavitoso di pochi provoca un’indebita generalizzazione e anche un’immensa folla di persone che fanno il proprio dovere servendo umilmente e silenziosamente il cittadino viene caricata sul carro. Sul carro di chi? Di chi vorrebbe trasformare il sistema statale in un semplice coordinamento di interessi privati o di posizioni sociali: il sistematico attacco al pubblico non sembra sortire l’effetto di un’indispensabile moralizzazione degli scandalosi comportamenti dei padroni del vapore, bensì quello di rafforzare i poteri finanziari, culturali, religiosi e militari. E’ una strada inevitabile, un percorso senza ritorno? In questo contesto, la politica rappresentativa che ruolo può rivestire se non quello di garantire i piccoli interessi degli uni o degli altri? Non diventa così normale disaffezionarsi al servizio di un bene e di tanti beni che tutto sono meno che “comuni”? E a livello locale, possono un sindaco e una giunta comunale opporsi a scelte determinanti compiute in tutt’altri palazzi che quelli abitati dai rappresentanti eletti dal popolo? Il candidato sindaco del centro sinistra Cingolani in una riunione della coalizione l’altro giorno l’ha detto chiaramente: in questo momento di crisi occorre mettere in discussione l’intero sistema, cambiare immediatamente direzione rispetto a quella proposta dagli interessi dei banchieri. Secondo lui ciò è possibile a partire dall’amministrazione degli enti locali. Una rivoluzione copernicana, insomma, la persona al centro e gli interessi al suo servizio. Tutto da concretizzare naturalmente, quando all’opinione seguiranno i fatti sarà interessante chiedere cosa ne pensano Bersani, Franceschini, la Serracchiani, Brussa, Brandolin e gli altri vertici del Pd che a livello nazionale è nella maggioranza pro-Monti e a livello regionale – stando ai quotidiani odierni e limitatamente ad alcuni peronsaggi – strizza perfino l’occhio al Pdl per una “grande coalizione” alle elezione ed 2013.
Tutti i commentatori economici che non sono del tutto rincoglioniti sono concordi nel dire che più mercato peggiora i servizi e li rende più costosi. Tra l'altro Roosvelt, americano, pensava lo stesso e non era comunista. Ci si attrezzi a non pensare più all'economia che si autoregola, considerata un'affermazione stupida già alla fine dell'800 e a cui pare credere solo Letta, anzi i due Letta
…e poi anche a pensare che “tanto ci pensa il mercato” ci ha “liberato” dall'onere di avere un pensiero, un idea, dal proporre proprio un altra politica.
Al mercato abbiamo consegnato le chiavi della nostra vita economica e quelle di Gorizia: dalla funicolare al centro commerciale in centro alla casa parcheggio per le automobili sono tutte cose inutili che non ci servono, ma tanto ci pensa il mercato.
Ad incassare i nostri soldi.
PS