Interessanti (e impressionanti) le cifre offerte dall’Arcivescovo in occasione dell’omelia nella celebrazione di fine anno. Sono centinaia le persone assistite dalla Caritas e dalle altre istituzioni del cosiddetto privato sociale. I centri di ascolto consentono interventi di vario ordine, dal tetto sotto cui trovare un rifugio all’assistenza economica alle famiglie, dall’aiuto nella ricerca del lavoro alla fornitura di alimenti tramite l’emporio della solidarietà. Non c’è che da restare stupiti e ammirati di fronte all’impegno massiccio del volontariato e all’intelligenza creativa con la quale si affrontano in questi ambiti nuove e vecchie povertà, da quella di coloro che sono feriti dai morsi della crisi agli immigrati richiedenti asilo fino a coloro che soffrono a causa di varie dipendenze.
La domanda che accompagna la stima nei confronti della Caritas e delle altre istituzioni assistenziali goriziane è inevitabilmente quella sul “pubblico”: le risorse investite e le potenzialità del personale che opera nei servizi sociali sono cospicue. Tuttavia il sistema non consente di andare oltre a una sussidiarietà con il “non pubblico” senza la quale la situazione risulterebbe del tutto insostenibile. Nel bilancio di fine anno del sindaco Romoli tale problematica è stata totalmente disattesa, anche il candidato sindaco del centro sinistra che oggi scrive cose sagge sul quotidiano locale è bene metta al centro della propria attenzione la questione: il rapporto con tutti coloro che agiscono nell’ambito dell’accoglienza deve esse determinato da una precisa visione di welfare. Non si tratta solo del problema della “sanità”, ma di una vera e propria concezione dell’essere e dell’abitare la città: cittadinanza attiva, protagonista e terapeutica. Un po’ quello che ha insegnato Basaglia, sia pur nell’ambito particolare della salute mentale. Un Comune che delega al “privato” la soluzione della maggior parte dei problemi sociali non può essere considerato al servizio del bene e dei beni comuni. Come invece dovrebbe essere un’amministrazione in grado di guidare lo sviluppo del proprio territorio e di coordinare attivamente ed efficacemente l’azione di tutti il suoi soggetti.
…è proprio così: un Comune che delega tutto al privato, dal welfare alle scelte sul territorio, dal come vivere, lavorare, consumare e poi crepare, ha un senso della realtà davvero sconcertante.
Il dramma è che che tutti son d'accordo (destra e sinistra in parlamento e forse anche nel paese) per privatizzare, liberalizzare e svendere quel che resta dei nostri diritti e dei beni comuni.
Oggi all'inizio del 2012 stiamo peggio di un anno fa e le premesse per avere un 2012 ancora peggiore ci sono tutte.
E comunque, come ha già detto qualcuno, meno auguri e più baci, battiamoci e protestiamo, mettiamoci nelle nostre mani, sarà sempre meglio.
PS
Non tutti sono d'accordo, ma è vero che il silenzio della sinistra sulla crisi e i suoi effetti è devastante: non una proposta, non una ricerca, non un'idea che lasci la gente meno esposta. Non una proposta politica, nè sulla disoccupazione, nè sull'ICI, nè sulle pensioni. Ma come si andrà a future elezioni nazionali?