Tutto si sta sgretolando, la fiducia nelle istituzioni va a picco come le borse fino a qualche giorno fa, cresce invece l’ammirazione per l’uomo “forte” che riesce a inchiodare i partiti storici, costringendoli a sostenerlo per salvaguardare i propri interessi elettorali. Questi ultimi hanno ricevuto un’indubbia mano dalla “bocciatura” dei quesiti referendari, scelta che non può essere definita eversiva ma che certamente prolunga l’agonia di un sistema ormai alla frutta: è difficile auspicare che dai listini bloccati del “porcellum” senza possibilità di esprimere preferenze, possano emergere volti e idee nuove. Insomma, saranno ancora i demolitori a pretendere di ricostruire, come accade ormai da anni e anni. Intanto i “sacrifici” cominciano a lambire il ceto medio e c’è da immaginare che presto le onde saranno molto alte e travolgeranno stili e sistemi di vita consolidati. Forse si parla ancora poco proprio di questo, cioè degli stili di vita che hanno caratterizzato il tempo del boom economico: la decrescita è inevitabile, ma può essere condotta in due modi. Il primo è la salvaguardia del sistema, il tamponamento progressivo delle falle che minacciano la stabilità della nave, l’avvicinarsi pian piano all’oscuro iceberg del conflitto globale; il secondo è la radicale messa in discussione del sistema attraverso la promozione di una controtendenza, l’affermazione del primato della persona sul capitale, la redistribuzione equa e solidale delle ricchezze. Il potere della cultura o la cultura del potere? Un buon segno è l’apertura, domani a Trieste, dello sportello di Banca Etica; un tentativo di arginare la crisi alternativo a quello delle speculazioni, la speranza di trovare l’etica nell’economia e forse anche nella politica. Vale la pena di sostenere il tentativo, se non altro partecipando stasera a San Rocco all’evento Pop economy, un teatro per capire la situazione e per imparare a prendere posizione…
oltre alla bocciatura dei referendum sulla legge elettorale va segnalato che il decreto che sta preparando Monti (e che dovrà passare in parlamento) intende bocciare anche il referendum del giugno scorso sulla gestione pubblica dell'acqua.
Vedremo se il PD che è salito sul carro dei vincitori del referendum fermerà almeno gli articoli del decreto che riguardano l'acqua o se riuscirà a sostenere che è vero, l'acqua quando piove è di tutti, ma se qualcuno la mette nei rubinetti beh allora quel qualcuno (privato, of course, perché così si risparmia) ci deve pur guadagnare.
PS
La decrescita può essere buona ma chi la guida deve avere dei principi che salvaguardino i più deboli, altrimenti si tratta di licenziamenti e povertà. All'orizzonte si vede ben poco e dopo la bocciatura dei referendum e l'affare cosentino la fiducia nella politica istituzionale è sotto i tacchi. Qui siamo veramente in una situazione senza precedenti nella storia repubblicana. Si mescola tutto: liberalizzazioni e privatizzazioni, responsabilità della crisi e colpa dei lavoratori, insomma un modo per non far capire cos'è la crisi, cosa va salvaguardato, quali sono gli esiti di questa manovra. Credo che questa riflessione vada fatta perchè i tagli colpiscono anche i goriziani e la ripresa dovrà a questo punto partire dalle comunità locali e non dal parlamento italiano.