Per rassicurare i fedeli cattolici praticanti, probabilmente preoccupati per le cifre riguardanti gli stipendi ai preti riportate oggi sulla pagina locale dell’ultimo quotidiano con una sede a Gorizia, c’è da dire che in quell’articolo è detto il vero, ma non tutto il vero… Ora, a prescindere dal fatto che alcuni rappresentanti della categoria decidano di reinvestire i soldi spettanti in parrocchia piuttosto che in opere di carità – ciò vale per qualsiasi stipendio del quale il titolare può disporre come vuole – ai minimi 880 euro netti (e non è che siano molti i 25-26enni che possono prendere molto di più!) sono da aggiungere almeno 300 esentasse derivati dalle offerte per la memoria dei defunti nelle celebrazioni quotidiane, senza contare le offerte legate a particolari momenti della vita dei fedeli. Quindi si arriva come minimo ai 1200 netti, accompagnati – sempre ordinariamente – dall’assenza di “uscite” legate all’affitto e dalla riduzione dei costi relativi a luce acqua gas e telefono. Insomma, salvo casi particolari, dopo aver pagato – come scritto nell’articolo- “perpetua, tasse e canone tv”, resta ancora qualche spicciolo per comprarsi un buon libro per tenersi un po’ aggiornati… Ciò senza nulla togliere al lavoro straordinario dei preti goriziani, ma anche senza eliminare la più che giusta domanda posta l’altro giorno da don Ruggero Di Piazza: i crescenti problemi dei poveri devono essere risolti dalla “carità” dei parroci e dei fedeli oppure devono essere affrontati e per quanto possibile risolti dalla “giustizia” dell’amministrazione pubblica?
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Dalla giustizia dell'amministrazione pubblica? Quale? Non esiste più amministrazione, esiste un solo uomo al comando, non esiste più la parola pubblico, ma solo privato. C'è un unico e solo sire: re Ettore, che ha deciso anche di licenziare i suoi vassalli perchè consumavano troppo. Quindi parlate direttamente con lui, poveri, benzinai, studenti, cassaintegrati: per ognuno di voi re Ettore avrà certamente una buona parola.