A grande richiesta, ecco la seconda parte: interessante, coinvolgente… e non è l’ultima! (la prima è pubblicata in data domenica 19 febbraio 2012)
Soldi fa soldi
In questi giorni fa clamore a livello nazionale la notizia di un edifico comprato e rivenduto nello stesso giorno con un rincaro di 18 milioni di euro. Ecco, questo esempio (come tanti altri precedenti, a dir la verità) è emblematico della crisi culturale nella quale siamo immersi. Anche perché, e questo è ancor più grave, sembra che il tutto sia avvenuto senza una aperta violazione delle leggi. In altre parole, in Italia (ma anche da noi a Gorizia, naturalmente) si possono tranquillamente usare gli strumenti della speculazione immobiliare. E allora perché mai uno che vuole investire in una qualsiasi attività, dovrebbe far fatica, assumere operai (che poi magari scioperano e non vogliono essere licenziati) e guadagnarci poco. Speculare è facile e ci si guadagna tanto. Ricordate i furbetti del quartierino? Dal nulla e in poco tempo arrivarono ad avere un patrimonio tale da tentare di comperare una banca e il Corriere della Sera.
Detto in altro modo, il meccanismo economico che governa le nostre vite non ha più al suo fulcro la produzione industriale dove i soldi aumentano con il lavoro, ma il denaro si trasforma direttamente in altro denaro semplicemente attraverso due strumenti: la manipolazione delle risorse disponibili (collina del castello, edifici che passano più proprietari aumentando artificiosamente di valore, aree agricole inutilmente trasformate in residenziali o in centri commerciali, case per le automobili, ecc) e il saccheggio delle famiglie (le spese per casa, trasporti e servizi costano sempre di più).
Crescita e sviluppo
Tutto ciò è stato possibile da quando, dopo Tangentopoli, l’urbanistica è stata fatta a pezzi.
La legislazione è stata smantellata e le scelte disciplinate in funzione dell’interesse generale, fatte dai Comuni con i piani regolatori, sono state soppiantate da un’urbanistica spicciola contrattata con i singoli privati. Volta per volta il Comune decide, assieme a chi propone un intervento, la dimensione e il carattere della trasformazione urbana, al riparo da qualsiasi trasparenza. Chi vuole costruire, costruisce più o meno dove e come vuole. Un assessore all’urbanistica afferma “i me domanda e mi ghe dago”. E non è una battuta, purtroppo!
Non è più l’amministrazione pubblica che governa le nostre vite ma il mercato. Il tutto in nome di una cultura ideologica (iniziata con Reagan e la signora Thatcher con slogan tipo “più mercato e meno stato” e proseguita in Italia con “basta con lacci e laccioli” e “padroni a casa propria”) che sul territorio si è declinata con modalità inventate nel nome delle liberalizzazioni, privatizzazioni e valorizzazione (o meglio, mercificazione) di tutto ciò che è pubblico e può dare un reddito ai privati.
Di tutto ciò forse non ce ne rendiamo conto perché un continuo controllo mediatico ha volutamente nascosto questi problemi. Una nuova opera pubblica o privata voluta dal mercato (e non dai cittadini, come dovrebbe essere) viene fatta passare per un occasione di crescita e di sviluppo per tutti che farà aumentare l’occupazione e renderà la città più moderna. I provvedimenti legislativi sono chiamati riforme, modernizzazioni e piani casa per far in modo che siano percepiti da tutti come fatti positivi.
Al mercato abbiamo consegnato le chiavi della nostra vita economica e delle nostre città. Gorizia non è da meno. Molti si sono chiesti perché stiamo costruendo tre inutili ascensori per andare al castello, ma anche il nuovo centro commerciale in centro città e la casa parcheggio per le automobili di via Manzoni: a chi servono? Servono al mercato che ci ha “liberato” dall’onere di avere un pensiero, un idea, dall’intravvedere altre strade sulle quali progettare la nostra vita personale e sociale.
Paolo Sergas (fine seconda parte – continua)
sono d'accordo. Basti vedere l'assurdo proliferare dei centri commerciali, tutti vuoti o poco frequentati che mangiano il territorio di tutti e per cui non vi è alcun pubblico controllo, come se il suolo fosse di chi lo occupa. Alle considerazioni che fai anche tu, il sindaco risponde in consiglio comunale "basta con la politica del no! Bisogna pur avere fiducia nel futuro della città" Insomma i problemi politici si risolvono psicologicamente: il mondo è diviso tra ottimisti e pessimisti. Ma scusate, la botta di ottimismo tempo fa non ce l'aveva data qualcuno vicino politicamente al sindaco? Solo che si è trattato proprio di botta e di ottimismo se n'è visto ben poco.
e sicome par che semo i soliti cretini a contestar i asensori, ve segnalo la mostra de la mutuo socorso de mofalcon: xè una matrice del 1961 che ciol in giro chi voleva l'asensor (zà quela volta ghe iera un progeto)… dopo zinquanta ani semo pezo de prima