La Chiesa pagherà l’Ici, titolano oggi i quotidiani attribuendo il successo dell’impresa a Monti e al sostanziale accordo da parte della Conferenza Episcopale Italiana. Analizzando la notizia si scopre che resteranno esenti le strutture “non commerciali”, non solo della Chiesa, ma anche delle onlus e delle istituzioni no profit.
Quando qualche mese fa la denuncia del non pagamento dell’Ici dai mugugni della base ha raggiunto l’onore delle prime pagine dei giornali, il mondo cattolico “ufficiale” è insorto, sulla base di un asserto presentato quasi come dogmatico: la Chiesa paga già regolarmente l’Ici sulle strutture che hanno risvolti commerciali. Dopo un po’ di tempo tale granitica certezza è stata messa in dubbio dallo stesso cardinal Bagnasco che – su pressione sempre più forte dell’opinione pubblica – ha dichiarato che “gli eventuali accertati abusi devono essere riconosciuti”.
Ordunque. O non era vero prima – di conseguenza i “defensores fidei” avrebbero dichiarato il falso; o era vero già prima – e allora cosa ci sarebbe di nuovo nella normativa Monti? A meno che non si tratti solo della garanzia di una conveniente “sanatio” delle situazioni equivoche (peraltro finora con sdegno negate) dove la presenza di una stanza-cappella giustifica la dizione di “non commerciale” a quelli che di fatto sono alberghi a più stelle…
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