L’approccio politico non può essere scisso da quello tecnico. E neppure viceversa. Parto da un grande sociologo economista, Alfred Weber, che di fatto – parlando delle opportunità di studio scientifico della storia e della sociologia – rispondeva ai primi del ‘900 che tale approccio denso di obiettività doveva essere un anelito da perseguire, ma allo stesso tempo una meta irraggiungibile. Perché ogni individuo non può esimersi nell’operare scelte, esprimere opinioni, che in qualche modo non siano fortemente condizionate da quello che lo studioso tedesco definisce “giudizio di valore”. Questa espressione noi la possiamo tradurre in “approccio culturale”, “ideali condivisi”… sul governo di una nazione o di una città in “approccio Politico”.
Di fatto in Italia la parola “Politica” al cittadino comune, specie se giovane, produce orrendi rimescolii viscerali. Ma ciò è spiegabile per l’esperienza condivisa che in senso figurato associamo a tale termine nella nostra Nazione: arrivismo, mediocrità, tante parole e pochi fatti, passi indietro, ingerenza clericale, minacce, privilegi di casta, connubi tra mafia e istituzioni, ecc.
E pensare che invece, andando ad applicare a una azienda i principi organizzativi di origine anglosassone rigorosamente tecnici e asettici della norma ISO 9001, per soddisfacimento di uno degli stessi capitoli della norma (il § 5.3 in particolare) “la Direzione aziendale è tenuta a formulare, implementare e diffondere la propria Politica organizzativa”…
Perché anche i Tecnici hanno capito che senza delle scelte di fondo di “orientamento” non si può impostare alcun programma tecnico… sarebbe come costruire un solidissimo ponte tra due rive di un fiume che non deve essere attraversato da nessuno. La Politica servirebbe a definire quali rive di quale fiume devono essere collegate, le tecniche di progettazione e realizzazione del ponte sono invece appannaggio della Tecnica.
Tradotto: la Politica è il luogo di incontro in cui trovano espressione le esigenze di una Comunità che – secondo un approccio GLOCAL – è Gorizia, il F-VG, l’Italia, l’Europa… le esigenze, una volta raccolte da persone che la Comunità riconosce come propri rappresentanti, devono essere messe in relazione col “piatto delle risorse”: tempo, denaro, ambiente, opportunità, ecc.
La scala della priorità degli interventi da attuare, dal momento che per definizione le ”risorse sono limitate” deve essere dettata dalla Politica e devono essere frutto di incontro dialettico, di confronto democratico. Un confronto però pratico e costruttivo: una discussione DEVE portare a una decisione e in tempi ragionevolmente accettabili. Sulle modalità di attuazione delle priorità della Comunità devono necessariamente intervenire capacità tecniche da parte dei propri rappresentanti.
Quindi si giunge alla conclusione che un leader istituzionale non può e non deve governare col solo cuore e neppure col solo bilancino. Quindi o si trovano politici che siano anche tecnici oppure, siccome le comunità sono governate da “squadre di rappresentanti”, allora risulta quanto mai opportuno che le competenze tecniche e politiche di tali individui siano tra loro complementari.
Giovanni Civran
Credo che la distinzione tra tecnico e politico faccia parte della grande mistificazione ideologica cui siamo sottoposti. C'è Monti perchè non si poteva fare altro e la crisi si affronta tecnicamente così. In realtà la crisi è generata dal modello del finanzcapitalismo, egregiamente descritto da Luciano Gallino, e con gli stessi sistemi si cerca di correre ai ripari. Sistemi politici, perchè l'economia non è una scienza, ma è un modo di organizzare le risorse della società in modo più o meno confacente agli interessi degli uni o degli altri. La riverenza dei partiti di sinistra nei confronti di Monti è comprensibile solo per il fatto che da anni hanno fatto proprio il modello unico dell'economia che contraddice addirittura quello che applicò l'America negli anni trenta. Inoltre ciò che succede in Grecia, la disperazione di un popolo alla fame, fa inorridere: un nuovo modo di fare la guerra a persone che sono state governate da gente come Berlusconi che spingeva per farle indebitare. Io è da tempo che mi domando una semplice cosa. Perchè i ricchi sanno così bene tutelare i loro interessi e scegliere i loro rappresentanti e invece noi continuiamo a tenerci una persona come Veltroni che ha dichiarato "l'importante non è vincere o perdere, ma sedersi al tavolo di chi vince"?