Ed ecco l’ottavo passo del nostro percorso politico nell’urbanistica goriziana. Sempre con la guida competente di Paolo Sergas… Molto interessante!
Crescita e green economy
Senza voler entrare nel merito dei limiti dello sviluppo, dello sfruttamento delle risorse del territorio e delle alternative possibili, la crescita, così come intesa dal modello di sviluppo degli ultimi decenni, sembra oggi finita. Persino illustri economisti sostengono che l’identità fra PIL e benessere delle persone è sempre più falsa.
Allora la semplice affermazione che una crescita, sia nel tempo possibile usando meglio le risorse naturali o sostituendo sempre più le non-rinnovabili con le rinnovabili – la sostanza della green economy – non mi sembra per nulla convincente.
E se fosse proprio la crescita il problema? E la green economy non fosse la soluzione?
Nelle politiche di crescita che il premier Monti si appresta a varare, il tema del benessere delle persone e della società è presente in modo assolutamente marginale.
Anche a Gorizia si sogna una città verde con edifici pubblici che producono energia e risparmio grazie ai privati. Lo slogan (come per un qualsiasi project financing) è lo stesso: i soldi li mettono i privati e il Comune ci guadagna! E’ la green economy dell’energy-manager. Come per i servizi pubblici (acqua compresa) ci dissero che, privatizzando, le bollette sarebbero costate meno grazie alla concorrenza.
Quello di cui abbiamo bisogno non sono quattro pannelli solari sul tetto di una scuola ma una radicale conversione ecologica del modo in cui produciamo e consumiamo modificando profondamente il modello di sviluppo per renderlo più “sostenibile” (come si usa dire oggi) ambientalmente e socialmente.
Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che in quanto tale esige la partecipazione di tanti e non dell’impegno di un unico manager. Abbiamo anche bisogno di sedi dove sviluppare ed elaborare, in modo pubblico e condiviso, un vasto programma innovativo e non di rapporti riservati con i privati. Abbiamo bisogno di cambiare direzione politica per cominciare a discutere con gli abitanti della città di Gorizia di quelle che sono le loro reali condizioni di vita, dei loro rapporti con il territorio, dei loro diritti di cittadinanza e di partecipazione.
Invece ci viene offerta Green economy allo stesso modo con cui sono proposti da sempre accordi di programma, compensazioni e perequazioni urbanistiche, project financing e social housing, tutte cose che appartengono a quella politica delle liberalizzazioni e privatizzazioni che ci ha portato alla crisi attuale.
Fare economia verde è riorganizzare completamente le strade e non solo riasfaltarle, promuovere e sostenere i negozi del centro storico con scelte urbanistiche e contemporaneamente dire no al cemento del centro commerciale di via Boccaccio, salire al castello con un mezzo ecologico o a piedi invece che con la funicolare.
Fare economia verde non è consegnarsi ad un ‘energy manager’ offerto dal mercato ma affidarsi a forme di partecipazione attiva dei cittadini e ad una politica complessiva dove mettere in primo piano le condizioni di vita delle persone, l’abitazione e gli spostamenti per raggiungere i posti del lavoro, dello studio o del divertimento, i servizi che la città può offrire, i rapporti con l’ambiente fisico, le relazioni sociali.
Fare economia verde è compiere una ‘conversione ecologica’ e quel che deve crescere è il benessere di tutti i cittadini e non solo il conto in banca di alcuni.
Fare economia verde è fare le cose che verranno raccontate nel prossimo post, perché una serie di cose concrete si possono fare da subito.
Paolo Sergas (fine ottava parte – continua)
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