A giudicare dalle “primarie” (dopo Genova ieri Palermo e nel nostro piccolo Duino Aurisina) è stata molto realistica la simpatica battuta di Giuseppe Cingolani, pronunciata l’altro sabato davanti a Bersani: “anche se mi ha presentato il Pd, ho vinto lo stesso le primarie”!
Realistica e fa pensare: dove il Pd si presenta con un unico candidato vince (L’Aquila), dove prevalgono le divisioni interne inevitabilmente perde, perfino quando presenta nomi di indiscusso prestigio come quello di Rita Borsellino. Risulta sconfitto da sinistra (Genova) o da destra (Palermo), ma comunque perde.
Insomma, il sostegno praticamente in-condizionato al Governo Monti e le buone relazioni con il centro destra stanno penalizzando fortemente il numericamente più cospicuo partito del centro sinistra, che se vuole sopravvivere deve – volente o nolente – fare i conti con le sue fin dall’inizio molto diversificate “anime”; e si spera che i malumori non indeboliscano il consenso nei confronti di chi ha vinto nel momento delle elezioni “vere”.
A Gorizia, almeno da questo punto di vista, si possono dormire sonni abbastanza tranquilli, a riprova del buon lavoro svolto dal candidato sindaco che è riuscito nell’impresa di unire sul suo nome prima la “coalizione a sei”, poi (impresa forse più ardua) il suo stesso partito. Salvo sorprese di candidature “al centro” dell’ultima ora, sembra difficile pensare a sponde alternative per eventuali “non convinti” del Pd goriziano: l’avversario politico da battere sarà di fatto il solo Romoli che sta incassando tutti i sostegni previsti (poltrona non olet) e che inizierà il giro elettorale senz’altro in maglia rosa.
Se riuscirà a indossarla fino al traguardo finale del 6 maggio non è tuttavia affatto scontato: con un Pd unito, una coalizione resa ancora più forte dall’auspicata lista unita Forum/Sel/Federazione Sinistra e dalle altre formazioni in lizza, Cingolani ha dimostrato di avere le doti e le possibilità di rovesciare il pronostico e di (ri)portare il centro sinistra ad amministrare la città.
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