Il sindaco Romoli, di cui finora molti avevano apprezzato la laicità, a un mese e mezzo dalle elezioni si dichiara convinto cattolico per difendere la scelta di far benedire la rinnovata Villa Ritter dal parroco di Straccis. L’argomentazione suscita un involontario sorriso: “dal momento che io sono cattolico, voglio che la benedizione sia cattolica”; come dire che là dove il sindaco si professa evangelico, ortodosso piuttosto che ebreo o musulmano oppure buddhista o induista… alle rispettive inaugurazioni si potrebbe assistere a tutte le cerimonie religiose possibili e immaginabili.
Anche Corso Verdi ristrutturato è stato benedetto l’altro ieri dal parroco del Sacro Cuore: ma che senso ha un tale gesto? Il Comune di uno Stato formalmente laico non ha bisogno di un’autorità religiosa per “santificare” qualsiasi opera pubblica la cui “bontà” deve esser giudicata soltanto dai cittadini elettori. Ma – e qui ci sta bene anche un “vivaddio!” – perché la comunità cattolica si presta ancora a simili gesti rituali che nel migliore dei casi vengono interpretati come pratiche magiche medievali o più prosaicamente come espressioni di un collateralismo politico che ormai non dovrebbe esistere più?
ab
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