Dal punto di vista della democrazia, il tracciato dell’Alta velocità è stato scelto sulla testa delle popolazioni, senza un adeguato progetto con solide basi scientifiche ed economiche; prova ne è il continuo cambiamento di idee e i miliardi già investiti per una progettazione tuttora lontana dal diventare concretezza. Alle competenti e bén fondate obiezioni il Governo – sulla scia di quelli precedenti di opposte tendenze politiche – risponde sostanzialmente con la militarizzazione del territorio e con un diktat… Tacere bisogna e andare avanti, anche se diverse decine di milioni di euro sono già state spese per adeguare la vecchia galleria del Frejus alle nuove esigenze, anche se tale linea ferroviaria e utilizzata al 13% delle potenzialità, anche se il risparmio di tempo sulle percorrenze non è quantificato, anche se non si sa quali saranno i costi di gestione, anche se…. Insomma, sulla problematica si gioca molto di più che una partita tecnica, è in discussione l’idea stessa di partecipazione democratica alla gestione dei beni pubblici, oltre che la finalizzazione reale delle “grandi opere”.
Gli ascensori al castello di Gorizia sono stati decisi senza alcuna consultazione dei cittadini che si sono visti sventrare la collina sovrastante piazza Vittoria senza poter mai esprimere un proprio parere. Il lavoro – assai oneroso per la collettività – è stato deciso e portato avanti da amministrazioni di segno opposto; le idee sono talmente poco chiare che il progetto è stato modificato più volte e tuttora non si sa come aggirare pareri tecnici riguardanti la configurazione dei terreni e la possibilità di trovare reperti archeologici. Per evitare il tracollo del colle sulla piazza sono state iniettate autentiche colate che hanno trasformato il sottosuolo di una delle zone più belle di Gorizia in un’immensa distesa di cemento. Non esistono proiezioni che dimostrino la reale utilità dell’opera e soprattutto non esistono previsioni di spesa, al punto che ancora non si sa con certezza se l’eventuale funzionamento della struttura richieda o meno al presenza di personale stabile. Tutto fa pensare che il tracciato si ridurrà a una brutta ferita nel cuore della città, che le amministrazioni successive dovranno preoccuparsi di sanare. Insomma, sulla problematica degli ascensori si rivela l’autentico volto di Romoli e della sua Giunta: paternalismo assistenziale basato sul concetto di sudditanza e non di partecipazione dei cittadini alla gestione dei loro beni; invito – ci si augura non raccolto dal centro sinistra – alla competizione (chi farà meglio di me? – sembra dire sornione dalle gigantografie che campeggiano in città) piuttosto che alla cooperazione, unica forma adeguata per ridare slancio e fiducia alle istituzioni e ai cittadini.
Gli ascensori al castello possono essere la vera leva per sollevare il mondo romoliano: non si può che imparare dai movimenti nonviolenti No tav e impostare in questo periodo una campagna pacifica ma incisiva per fermare i lavori e per proporre una politica di segno opposto. E nessuno certo potrà dire che il Forum si è mosso soltanto alla vigilia delle elezioni!
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