…Qualche dubbio? Sì, un immigrato dalla Calabria ricorda che i nonni avevano osteggiato la costruzione della ferrovia vicino al loro paese, poi era stato cambiato il tracciato ed erano rimasti tagliati fuori dal progresso; tuttavia – ammette – “qui è tutta un’altra cosa, il beneficio in termini di sviluppo economico per la valle potrebbe essere relativo e poi il vero problema è stata la mancanza di comunicazione… da vent’anni si va avanti con dei piani che vengono continuamente cambiati, sulla testa della popolazione”…
“Sì, altro che dialogo – replica a Bussoleno il gestore di uno dei luoghi simbolo della protesta – un territorio che appartiene ai cittadini militarizzato; prima ancora degli espropri (il cui inizio è fissato per l’11 aprile) è stata realizzata una recinzione invalicabile, con filo spinato e schedatura filmata di tutti coloro che si avvicinano”. In effetti, anche i viticoltori precedentemente intervistati hanno lamentato il fatto che per arrivare al loro campo occorre una specie di passaporto e che se un amico vuole portare un aiuto deve prima ricevere il salvacondotto dalla Questura… Sembra un po’ strano in verità: il tempo dell’inizio dei lavori sembra ancora molto lontano, eppure l’accesso all’ampia zona circostante il luogo dove dovrebbe sorgere il cantiere è già bloccato: si tratta di una zona molto bella, attraversata dalla via Francigena i cui inconfondibili segnali si vedono al di là delle inferriate, addirittura con un bel Museo archeologico dedicato alle antiche civiltà che hanno vissuto nella zona.
Si va al punto d’accesso di Chiomonte e ci si rende conto di persona: camionette di carabinieri in attesa, richiesta e schedatura di documenti, gentile ma deciso “no comment” a qualsiasi richiesta di informazione, tesserino di giornalista restituito con l’invito a domandare l’accredito stampa presso la Questura. Indubbiamente uno schieramento di forze a prima vista del tutto sproporzionato, la calma di questo soleggiato sabato stride con questo complesso sistema di protezione…
I No Tav continuano la loro protesta, bisogna dire che l’incontro con alcuni attivisti del Movimento suscita l’impressione di una grande competenza, di un’indomabile convinzione nelle ragioni, anche di una grande simpatia e serenità: hanno organizzato giornate nei campi per aiutare i parenti di Luca Abbà nel loro lavoro, promuovono costantemente conferenze e momenti informativi, rappresentano non senza umorismo la loro battaglia contro il drago. E oggi, per tutti, una grande grigliata e la discussione sui prossimi passi da affrontare.
Questa è solo la cronaca di un’ordinaria giornata in Val di Susa, in altro momento le considerazioni: un caso sempre più eclatante, un paradigma di un più generale futuro prossimo venturo. (2. fine)
Andrea Bellavite
Siamo curiosi delle conclusioni e dei suggerimenti, anche noi abbiamo il nostro colle del castello e i nostri odiosi ascensori