di Andrea Bellavite
Sembra ovvio… Appunto sembra, ma a Gorizia così non è. Il futuro possibile di questa città non può che essere il rinnovamento di ciò che essa ha ereditato dal suo passato: la dimensione internazionale, l’incontro fra le diverse culture, la convivenza nelle diversità linguistiche, la centralità europea. Ciò che non è accaduto nel Novecento – il sangue versato e i diritti violati nella prima metà, la diffidenza e la non conoscenza nella seconda – si può realizzare adesso, dopo che il susseguirsi degli eventi planetari ha portato alla nascita della Slovenia, all’ingresso nell’Unione Europea, alla caduta definitiva dei confini. Affinché i percorsi della storia universale possano influire su quella locale occorre che Gorizia, Nova Gorica e Sempeter Vrtojba pensino insieme il futuro del proprio territorio, strettamente collegati alle aree di riferimento della provincia di Gorizia e della Regione fvg da una parte, alle valli del Vipacco e dell’Isonzo dall’altra. Urbanistica, welfare, ambiente, infrastrutture possono essere pensate insieme solo se alla base c’è la capacità di riappropriarsi delle comuni radici, di accogliere i nuovi venuti (immigrati) come “goriziani”, soprattutto di costruire relazioni quotidiane fra le persone che vivono nelle città confinanti.
Il Forum per Gorizia, cinque anni fa, ha tentato questa operazione cercando di portare nell’ambito amministrativo le idee e le intuizioni delle due realtà politico culturali che maggiormente dalla seconda guerra mondiale agli anni Duemila si sono mosse in questo senso: l’area del cattolicesimo democratico la cui azione è puntualmente documentata dal periodico Iniziativa Isontina e quella della sinistra culturale rappresentata da oltre vent’anni dalla rivista Isonzo Soca. La speranza era che le due principali componenti cittadine già in se stesse caratterizzate dall’essere ponte fra i mondi sloveno friulano e italiano potessero ricevere dai cittadini il mandato di amministrare la città; di trasformare le poche ma solide relazioni di amicizia già esistenti in azione politico amministrativa concordata insieme. E la figura dell’allora candidato sindaco – proveniente da un mondo cattolico nel quale rivestiva importanti responsabilità, da sempre vicino ai movimenti culturali della sinistra pacifista e “terzomondista”, fortemente radicato sul territorio grazie alla quasi decennale esperienza giornalistica nella conduzione dell’unico settimanale della provincia di Gorizia – si auspicava fosse in grado di aggregare le persone e i fermenti di cambiamento che in esse albergavano. Non andò così, o meglio, andò così soltanto in parte… 2. Continua
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