Che dire del primo dibattito tra candidati sindaco ieri sera a San Rocco?
Beh, non si può certo usare l’aggettivo “memorabile”, complici forse una certa tensione da primo giorno di scuola e una serie di domande a fin troppo ampio raggio. Comunque sia il pubblico – con un’età media non inferiore ai 60 anni – era quello degli “addetti ai lavori” e difficilmente sarà uscito dalla sala con un’intenzione diversa rispetto a quella con la quale era entrato (salvo forse qualche potenziale elettore dell’emozionato Manganelli, tradito anche da una scarsa dimestichezza con il microfono). Ogni partecipante avrà pensato che il “proprio” candidato sia stato il migliore, ma di fatto la sensazione è che nessuno abbia piazzato l’argomento decisivo.
Per il resto, niente di più di quello che i candidati hanno espresso finora sui giornali, sui volantini e sui manifesti: l’affaticata esperienza e il pragmatismo di Romoli, l’appassionata baldanza e l’idealismo di Cingolani, la delicata polemica e l’entusiasmo della Botteghi, la divertente ingenuità e la praticità di Manganelli. Sembra di assistere all’inizio di una partita nella quale gli avversari si studiano l’un l’altro senza “attaccare” per non scoprirsi. Anche se la partita sta quasi per finire e forse gli elettori – soprattutto gli indecisi – si aspettano qualche idea in più rispetto a quelle finora emerse, almeno a livello di pubblici confronti.
Il centro destra tenta di addomesticare la campagna confidando probabilmente sul prevedibile alto astensionismo: e “madonnine infilzate” come Del Sordi e lo stesso Romoli si lamentano per “le continue offese personali” ricevute dal sindaco uscente. Ritenendo evidentemente che qualsiasi critica all’operato di chi amministra sia nient’altro che un attacco alla persona; è difficile immaginare che uno degli “antibrancatiani” per eccellenza e uno che sta sulla cresta dell’onda politica da mezzo secolo siano diventati all’improvviso così sensibili alle (finora peraltro fin troppo dolci) perplessità dell’altra fazione…
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