Ed ecco, finalmente, l’ultima puntata del lungo viaggio con l’architetto Paolo Sergas tra le sfide e le prospettive dell’urbanistica a Gorizia, nel tempo della crisi. I precedenti interventi, che presto auspichiamo riunire in un piccolo testo unitario, si trovano su questo blog in corrispondenza delle seguenti date (sempre nel 2012): 19.2, 22.2, 25.2, 29.2, 2.3, 7.3, 12.3, 16.3, 13.4 e 26.4 Le città del novecento, la città del duemilaPer il cambiamento non ritengo sia sufficiente correggere e migliorare. Sono convinto che per Gorizia sia necessaria una svolta radicale, che si debba prima avviare una pianificazione e poi arrivare ad un assetto della città nettamente diverso e alternativo rispetto a quello esistente. Nella nona puntata di queste note ho elencato una serie di presupposti “tecnici” che possono essere concretamente e immediatamente applicati. Guardando al futuro di Gorizia la strada da intraprendere credo possa passare per una riscoperta del territorio, della sua storia e cultura, delle economie e della società locali. Credo dovremmo ideare una diversa collocazione della nostra città e di noi cittadini nel territorio, per poterne riorganizzare le relazioni e trarre il meglio dalle risorse in ambito locale. Il nostro ambito locale è il territorio che Gorizia ha sempre avuto e che si riconosce in Gorizia e Nova Gorica, straordinarie città del novecento, uniche e importanti, nella valle del Vipacco e nella provincia di Gorizia. Un territorio che, pur se diviso da un confine amministrativo, va guardato come un sistema, un insieme di parti tra loro integrate. Perché l’assenza o il malfunzionamento di una parte, influisce sull’altra e non si amministra una parte se non si comprende il tutto. In questo senso e per queste ragioni una futura collaborazione con Nova Gorica e San Pietro si potrà realizzare solo con un’effettiva integrazione delle politiche urbanistiche. Un passo concreto per iniziare potrebbe essere quello di puntare sugli spazi pubblici e farli diventare veramente luoghi nei quali abitare, socializzare, commerciare, incontrarsi, svolgere e utilizzare servizi comuni, manifestare e festeggiare assieme. Oggi Gorizia è vista come un aggregato di case collegate da strade percorse da automobili. In ogni opera pubblica che si progetta si risolvono dapprima i problemi delle automobili. Proviamo a rovesciare questo modo di guardare la città: organizziamola partendo dagli spazi pubblici e non con concessioni ai privati, dai percorsi pedonali e da quelli ciclabili e non dalla circolazione delle automobili, dagli spazi vuoti e abbandonati anziché da quelli costruiti, dal verde e non dal cemento e dall’asfalto. Proprio attorno a questi spazi pubblici si potrebbe cominciare ad immaginare Gorizia e Nova Gorica come un unico polo urbano recuperando le caratteristiche delle due città, creando un sistema costituito dall’insieme delle aree qualificanti e più belle in termini ambientali, storici, sociali e collegandole fra loro in modo da creare un unica città. Com’è possibile che nemmeno ora che la Slovenia è in Europa non si sia realizzato (ma nemmeno pianificato) un nuovo spazio comune? Immaginiamo ad esempio un’area verde continua che colleghi l’Isonzo attraverso le due città fino al bosco Panovec; o una serie di percorsi pedonali e ciclabili da praticare senza l’assillo continuo delle automobili dalla stazione Centrale alla Transalpina; o un altro che colleghi gli edifici delle due amministrazioni comunali attraverso i palazzi più belli delle due città; o un luogo ampio, collettivo che le due comunità possono liberamente adoperare per manifestazioni, spettacoli o concerti. E perché non realizzare lungo tutti questi spazi i mercati settimanali o i grandi eventi o le manifestazioni culturali e gastronomiche senza dover esser costretti ogni volta a interdire il traffico e a chiudere le strade (…immaginiamo gusti di frontiera tutto l’anno!!!). E poi ancora, promuoviamo un processo di riavvicinamento fisico tra chi produce e chi consuma in ambito locale: meglio una pljeskavica in osmiza che un hamburger da McDonald! Favoriamo i servizi utili al raccordo delle due comunità, i rapporti sociali e culturali, e processi di elaborazione, pubblici e condivisi, e apriamo sedi dove svilupparli: una rivoluzione culturale prima ancora che amministrativa dove i beni pubblici, beni comuni del territorio, vengano restituiti al controllo e alla gestione sociale dei cittadini. Crescita e sviluppo e governo del fare, così sì. A me pare che questa idea di città sia concretamente innovativa. Un programma non certo facile e qui volutamente solo abbozzato (un programma, ovviamente, va affidato ad una elaborazione che parta dalla partecipazione democratica e si sviluppi sia nelle sedi di democrazia partecipata che in quelle amministrative) ma un programma che porta ad un assetto della città radicalmente diverso, da costruire gradualmente e pazientemente, verso il quale orientare ciascuno dei lavori che si compiono e dei progetti che si promuovono. Io credo che Gorizia abbia bisogno di un cambiamento e le riflessioni sviluppate in queste undici puntate possono essere una direzione verso cui andare per trasformare Gorizia e Nova Gorica, due eccezionali città del novecento, in un’unica irripetibile città del 2000. Paolo Sergas (FINE)
Grandi idee, realizzabili da grandi uomini e donne, non a chi sulle divisioni ci ha marciato per 70 anni
Complimenti a Paolo per lo splendido ed istruttivo excursus: molto stimolante, davvero, ricco di spunti di riflessione e di idee e soluzioni spesso di una disarmante semplicità. Ogni progetto che riguardi la vita di tutti, ogni opera 'pubblica' dovrebbe tener conto, appunto, del bene di tutti, del vantaggio 'per tutti', l'intera collettività dovrebbe poter decidere, o almeno discutere, sull'opportunità della realizzazione di progetti ed opere che impattano più o meno direttamente sulla sua esistenza, sapere quali siano i benefici reali e quali i rischi e i costi, chi ci guadagna veramente. Sarebbe interessante continuare a confrontarci sulla nostra idea di sviluppo, spazio urbano, città, convivenza, bene comune: ahime,non credo che coincida con quella dei nostri politici ed amministratori!Anna V.