Dell’odierno intervento di Antonio Devetag sul Piccolo vorrei sottolineare lo stile comunicativo: basta leggere quanto scrive per capire l’atteggiamento politico e culturale mantenuto in questi cinque anni di assessorato. Devetag, a differenza di altri autorevoli esponenti del suo partito, è una persona con cui è impossibile dialogare. Per lui “sinistra”, “ minoranza slovena” e “Brancati” non sono nomi o schieramenti, ma mazze ferrate che precipita sul capo del malcapitato interlocutore, al quale non riconosce neppure la dignità di avere delle idee diverse. In questo modo non si può essere assessori di una città, perchè si è evidentemente incapaci di raccogliere le diverse sollecitazioni che da essa provengono. Siamo intervenuti per anni in consiglio comunale cercando di far capire l’importanza turistica e culturale di Gorizia città del Novecento, abbiamo spiegato la funzione che potrebbero avere i valichi confinari, abbiamo chiesto di istituire un archivio della memoria che servisse a raccogliere i racconti dei testimoni del nostro recente passato. Niente da fare. Siccome le proposte venivano dal Forum erano inevitabilmente farina del diavolo che puzzava di zolfo. Intanto però ai Musei Provinciali è aperta una mostra che, mettendo a tema “Le vite degli altri”, fa comprendere tutte le potenzialità scientifiche e civili della raccolta delle testimonianze e la loro ricaduta didattica. Ma se l’azione della giunta Brancati viene accostata da Devetag ai roghi nazisti del 1933, è evidente che lo scopo politico dell’assessore non è promuovere la cultura cittadina come strumento di crescita civile, ma inseguire i suoi personali fantasmi del passato che evidentemente lo torturano ancora e lo collocano al di fuori della storia. Prova ne sia la citazione esclusiva di Renzo De Felice come unico storico che descrive compiutamente la storia del paese. Sintesi della storia italiana, non ideologicamente schierate, ne sono uscite tantissime in questi ultimi anni, ma lui rimane ancorato alla monumentale biografia di Mussolini iniziata da De Felice nel 1965, in pieno periodo di guerra fredda, quello evidentemente più congeniale alla visione politica e culturale del nostro assessore.
Anna Di Gianantonio
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