La Lega Nord è finita, travolta dagli scandali che coinvolgono i suoi vertici. Gli slogan che l’hanno resa popolare si ritorcono come un boomerang: ladrona Roma? Celoduristi i capi della Lega? Cioè quelli che avrebbero intascato i soldi pubblici destinati al partito per noleggiare la Porsche e per pagarsi le vacanze o quelli che di fronte alle accuse farfugliano di non sapere da dove venivano i soldi utilizzati per ristrutturare la propria casa! O quelli che per non perdere la poltrona hanno amoreggiato con Berlusconi salvo poi proporre opposizione durissima al Governo Monti che in fondo sta seriamente portando in porto proprio le premesse politico economiche che i gaudenti predecessori non avrebbero mai potuto realizzare.
Questa è la Lega Nord che il malcapitato Romoli ha riarruolato con gran squilli di tromba un attimo prima del diluvio, un errore politico sorprendente sulla linea di quel desiderio di stra-vincere che sta giocando i primi brutti scherzi al sulla carta molto forte sindaco uscente.
Certo, già ci si può immaginare il commento del centro destra: e il caso Lusi? E la corruzione nei palazzi del centro sinistra denunciata dalla magistratura e non da una presa di coscienza interna di un partito?
Ebbene sì, anche nel centro sinistra c’è la corruzione, a volte ancor più fastidiosa perché accompagnata da un moralismo da primi della classe che fa sentire il suo peso nei momenti delle frequenti cadute. Nessun partito è esente dal male che si esprime nell’uso non corretto dei soldi, nei posti di lavoro creati dall esigenze elettorali, nelle raccomandazioni facili, nel “nero” che accompagna prebende fiduciarie, nell’abbarbicamento alle seggiole che contano e così via.
Ed è ormai una piaga talmente radicata che solo personalità politiche del tutto disinteressate e fortemente motivate nella difesa del bene e dei beni comuni potrebbero contribuire ad estirpare: e non tanto con l’indispensabile buon esempio personale, quanto con il cancellare il senso di superiorità cominciando a denunciare senza se e senza ma ciò che non va, iniziando con coraggio dalla propria parte.
Perché la prossima stagione politica – e anche l’imminente ultima fase della campagna goriziana – non sia un gioco a sacrosanta eliminazione giudiziaria dei contendenti, ma l’occasione di un grande dibattito politico e culturale su come uscire dalla stagnazione e dalla crisi dalla parte giusta, cioè da quella di tutti i cittadini, a cominciare dai più deboli e indifesi.
Ieri è stato chiaro che un'epoca storica è definitivamente finita. I due geronti Bossi e Berlusconi sono finiti entrambi, non così il blocco di potere che essi rappresentano e che probabilmente cercherà approdi da altre parti. Con loro se ne va anche uno stile: l'insulto, la volgarità, l'esibizione della ricchezza, la politica come sperpero, occupazione delle sedie, distruzione del bene comune. Forse il gazebo, il volantino, il depliant da quattro soldi comunicano con più efficacia delle mutande e delle ampie vetrine in corso.
E questi hanno anche coraggio di affermare che il loro trasformismo goriziano sarebbe "laboratorio politico"!. De che? Ma non si rendono conto che pdl e lega sono finiti e addirittura impresentabili? Ci ricordiamo brunetta, la carfagna e la gelmini? trota che assicura il padre che è prossimo alla laurea, dopo essere stato bocciato tre vole tre alla matura? A questi emuli che si fanno rappresentare in mutande affideremo la guida della città? A questi che spendono 5 milioni di euro per l'ascensore?
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