Quello che in campagna elettorale non ci si attendeva era un sindaco uscente molto distratto: ieri dichiara candidamente di aver creduto un “semplice ordine del giorno” quello che invece è un articolo di una Legge Regionale (che gli avrebbe consentito di utilizzare i famosi fondi del Millenario di Gorizia per opere utili e non per la devastazione della collina del Castello); durante il dibattito a san Rocco appare assai svogliato, di solito spiritoso spara invece battutine del tutto fuori luogo, si preannuncia antipaticamente “vincitore al primo turno”; oggi cade dalle nuvole ascoltando le affermazioni del Direttore dell’Azienda Sanitaria relative ai progetti dell’Università di Nova Gorica rispetto all’ex ospedale di Via Vittorio Veneto (uno dei temi più delicati che il nuovo sindaco – chiunque egli sia – dovrà affrontare), nonostante l’attestata presenza agli incontri preliminari del suo assessore Pettarin. Se si aggiunge la caduta di stile nell’ultimo Consiglio Comunale, quando ha definito se stesso e i suoi come “coloro che hanno ridato dignità alla città di Gorizia”, ne emerge un quadro sconcertante: un Romoli molto nervoso, quasi insofferente, poco preparato… Insomma, molto diverso dall’esperto e astuto navigatore degli agitati mari della politica che aveva tenuto con apparente sicurezza tra le mani la barra del timone cittadino. In effetti, a sentirlo adesso, verrebbe da domandarsi “ma chi lo ha convinto (o costretto) a candidarsi di nuovo?”
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