Gorizia, oltre mille anni di storia documentata; una tradizione di accoglienza fra diverse lingue e culture; la difficile rinascita dopo le sofferenze della prima metà del Novecento; la nascita di una nuova Nazione sotto gli occhi e la fine delle barriere di confine; il quotidiano costruire giorno dopo giorno una convivenza delicata; impeti di incontro, di perdono, di ricerca di nuovi sentieri. La dignità di un popolo, di una città multiculturale e multi linguistica, dalla ricchezza storica, dalle mille associazioni e realtà sociali…
Per questo ritengo sia stato fuori luogo che il sindaco Romoli abbia rivendicato in modo a mio parere presuntuoso e offensivo “noi (cioè lui stesso e la sua giunta) abbiamo ridato la dignità a questa città che l’aveva perduta”. E non lo ha fatto nella veste del candidato in un comizio pre-elettorale di dubbio gusto, bensì in occasione dell’ultimo discorso istituzionale del sindaco ai consiglieri comunali e alla città: come far festa con chi ritiene che quelli che non stanno dalla propria parte e la città nel suo insieme siano stati indegni? Come concludere a tarallucci e vino la normale dialettica tra maggioranza e minoranza con chi distribuisce patenti di dignità solo a chi la pensa come lui?
Gorizia era città degna anche prima di Romoli e continuerà ad esserlo anche dopo! Sarebbe stato meglio evitare una inattesa caduta di stile “all’ultimo minuto”.
Andrea Bellavite
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