“Diaz”, un film da non perdere, la narrazione basata sui documenti processuali dell’orrore scatenato contro inermi dalla polizia nella scuola Diaz di Genova, la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001. Due ore mozzafiato dalle quali si esce con emozione e con rabbia. L’emozione è quella di ricordare la violenza degli eventi che hanno demolito il Social Forum: un’azione sistematica, programmata fin nei minimi particolari, finalizzata a disinnescare la forza dirompente della protesta pacifica, alimentata nei giorni precedenti da una serie straordinaria di incontri e seminari intorno a un’alternativa alla globalizzazione dei mercati. La rabbia sta nel doversi vergognare di essere italiani assistendo all’incredibile serie di atti violenti, umiliazioni di ogni sorta, calpestamenti sistematici della dignità della persona dei quali si sono resi ignobili protagonisti gli scatenati poliziotti del tempo. Nessuno dei quali ha smesso di esercitare la propria professione, pochi sono stati condannati e per reati secondari, soprattutto i loro capi e mandanti occupano oggi sedie importanti nell’ambito dei servizi segreti e dei comandi di polizia. Quello che manca nel film sono i nomi di coloro che hanno accettato e voluto tutto ciò, di coloro che hanno accettato come normale la manomissione delle prove, rendendo così possibile davanti ai media l’impossibile giustificazione di una simile tragedia. Tra essi il capo del governo di allora e influente fondatore del PDL Silvio Berlusconi (che peraltro appare in un breve spezzone di tg d’archivio), l’attuale presidente della Camera e capo del FLI Gianfranco Fini che mai si è scusato con l’Italia e con gli altri Paesi delle vittime per essere stato nella cabina di regia della repressione, l’allora ministro degli interni Scajola e quello della Giustizia Roberto Castelli, della Lega Nord, che dopo la visita alla caserma dove gli arrestati stavano subendo le più umilianti vessazioni aveva dichiarato di “non essersi accorto di nulla”. A Genova il variegato movimento no-global subì una forte batosta, ma ciò che accadde rivelò al mondo l’infimo grado di coscienza democratica di un Paese che purtroppo da allora ha dovuto assistere ancora spesso al trionfo dell’ingiustizia, alla denigrazione degli oppositori in nome dei prioritari interessi delle lobby politiche ed economiche. Sarebbe molto opportuno un dibattito sui fatti di Genova tra i candidati sindaco alle “nostre” prossime elezioni, magari dopo una pubblica visione di “Diaz”: cosa centra? Centra eccome, l’elettore non può fare finta di niente quando vota, deve sapere che razza di personaggi hanno “guidato” l’Italia negli ultimi vent’anni e con chi sono andati finora sorridenti a braccetto anche alcuni nostri concittadini che vorrebbero amministrare la città.
Rispondi