Una nuova edizione di E’Storia passa all’archivio. Ancora una volta un grande successo, con una presenza di pubblico talmente significativa da rendere costantemente traboccanti i tendoni, nonostante la contemporaneità delle “offerte”. Quest’anno il tema – Profeti – è stato affrontato da tanti punti di vista diversi, non mancato il sale delle polemiche, soprattutto nelle discussioni sugli eventi più vicini nello spazio e nel tempo. Ormai più che collaudata, l’organizzazione è stata ottima, favorita anche dal bel tempo, sostituito dalla pioggia solo dopo la conclusione dell’evento spettacolo con Moni Ovadia. Insomma, complimenti agli organizzatori e all’associazione che presiedono: ognuno è libero di pensarla come vuole e di proporre percorsi programmatici e metodologici alternativi, ma il fatto resta ed è che da otto anni Gorizia nei tre giorni di E’Storia vede riempirsi i propri Giardini di migliaia di persone che vogliono vedere crescere la propria cultura.
Non c'è dubbio che il festival sia una importante occasione ed una vetrina per la città. Sarebbe importante anche il pluralismo dei punti di vista. Per esempio su Porzus la Kersevan ha prodotto un volume che andrebbe ancora discusso.E' troppo facile liquidare un punto di vista perchè non è espresso da accademici o direttori editoriali. Spiace, almeno a me, non vedere il solito stand di Isonzo Soca, da trent'anni impegnato sul fronte culturale della città.
Cara Anna (sei tu l'anonimo?), come sai, è colpa mia se non eravamo presenti come Isonzo Soca a èStoria. L'Ossola si è vendicato non chiamandoci come gli altri anni. Ma è anche vero che noi non abbiamo chiesto nulla. E' così. D'altronde credo che sia anche giusto dire quello che ho detto a quel personaggio. Ho visto in giro dei leccamenti di culo terrificanti. Per cui penso che si debba andare avanti per la propria strada. Fin che si può. Dario Stasi
Tocchi un problema che per me è fondamentale. La discussione è giusta,l'abbiamo sempre cercata, anche nel giornale, con chi ha posizioni diverse; il leccamento di culo invece fa sì che si sia perennemente subalterni a chi decide chi è legittimato a parlare e chi no, quali sono le idee che vincono e quelle che perdono, al di là della loro fondatezza o scientificità.Dunque io certo non contesto la tua presa di posizione, anzi. Per non correre il rischio di essere subalterni bisogna però che ci sia un sostegno reciproco, una valorizzazione, almeno nostra, di ciò che facciamo. Se no uno si sente solo ed isolato, non ce la fa a portare avanti le sue idee. Dunque andiamo avanti per la nostra strada, ma il più possibile insieme.
Che la rassegna èStoria possa essere migliorata è certo: sarebbe opportuna una scelta senza pregiudizi dei relatori (il caso Kersevan è emblematico), non dovrebbe essere appannaggio solo di una famiglia o di un'associazione, soprattutto dovrebbe caratterizzarsi maggiormente sul territorio come luogo di riflessione dell'unica Gorizia/Gorica… Appunto sarebbe, dovrebbe, potrebbe, cioè dei condizionali che si auspica siano tenuti presenti. Ma l'indicativo presente parla di una kermesse capace di realizzare il tutto esaurito in decine di conferenze storiche di alto livello e interesse: un "fatto" che non può essere tenuto nascosto e che va a merito di chi ha speso molto tempo e grandi energie per organizzarlo. Forse andando avanti a forza di condizionali e di insegnamenti su "ciò che non è (cultura, politica, giornalismo, religione, ecc.)" io per primo ho dimenticato che esistono anche gli indicativi presenti e l'umile sempre provvisoria accettazione del "ciò che è". E la necessità di oltrepassare le umane delusioni personali per collaborare, criticare efficacemente, costruire insieme per il bene della/e città e di tutti.
Non credo che le osservazioni critiche,ingenerale,
possano essere utili e utilizzabili se non sono espressione di una tensione condivisa rispetto a domende,dubbi, incertezze,ecc.,e quindi ho sempre rinunciato a proporre al Forum,sede "naturale" (!?), di considerare l'opportunità di chiederci se e quale "cultura" sia fare interessanti conferenze e lezioni "magistrali" sui temi più vari. Qualcuno,e non voglio citarne il nome perchè ciò che importa,in questa sede, è ciò che permette di sviluppare concetti ed elaborare cultura,diceva che "la Storia
elimina una serie di possibilità,le fa dimentiare come possibili,e le rende impensabili". Andare ad ascoltare qualcuno che parla, da considerare sempre come possibile opportunità ma sicuramente "intrat-
tenimento",è tendenzialmente più facile che innesta-
re possibilità effettive di eleborazione di nuove idee, che raramente si movimentano nei soggetti isolati.