Profondo rispetto, smarrimento e silenzio. Sono gli atteggiamenti che si fanno strada quando si sente la notizia che un amico, un conoscente o comunque un essere umano ha deciso di porre fine alla propria esistenza. Le domande si accavallano, i “perché?” si moltiplicano, i “forse se…” si intrecciano con la ricerca interiore di spiegazioni impossibili; resta nel cuore una sensazione strana, un misto tra il senso di colpa e lo stupore davanti al dispiegarsi di una libertà che giunge fino a violare il naturale istinto di sopravvivenza. In alcuni casi il suicidio oltrepassa la sfera individuale e diventa una dolorosa realtà che ha delle spiegazioni non riconducibili esclusivamente all’imperscrutabile mistero della persona. Forse quasi sempre è l’esito di un malessere relazionale, ma i “numeri” riportati i questi giorni dai quotidiani sono impressionanti; “la vita – diceva Giovanni XXIII – è la realizzazione del sogno della giovinezza”: evidentemente non è così per centinaia di imprenditori e di lavoratori che dopo aver investito la loro esistenza professionale su un sogno di gioventù si trovano stritolati da una crisi finanziaria, economica e politica che falcia senza pietà gli obiettivi raggiunti, le tappe faticosamente superate, la stessa possibilità di mantenere dignitosamente la famiglia. La storia sembra ripetersi – sia pure in contesti assai diversi – ed è difficile non pensare che le immani tragedie dell’intero XX secolo sono state precedute da uno stillicidio di suicidi provocati dall’impossibilità di sostenere il presente o dalla paura dell’immediato futuro. Siamo al tramonto del capitalismo occidentale? Tutto lascia pensare che sia proprio così, che cioè l’ultimo impero stia per implodere sulla sua stessa potenza, sul suo inarrestabile e ormai fuori controllo progetto di sviluppo e di effimero benessere economico. I poveri del mondo – l’80% del genere umano! – ne sono stati finora le vittime permanenti… Ora gli animi più fragili o forse più sensibili e delicati, con il gesto estremo sembrano volerci risvegliare, costringerci a guardare in faccia l’amara realtà. E forse a riscuoterci, prima che (o sempre che non) sia troppo tardi… ab
Calma, calma.. correre troppo fa male.
Ritenere che tutti i suicidi siano imputabili allo "stritolamento della crisi finanziaria etc.." è una scemenza.
Ogni suicidio ha una storia a se.. proprio perchè è un suicidio!
L'ultimo, quello davanti la chiesa nel napoletano, era un imprenditore edile, che però aveva anche una società immobiliare, e pure una agenzia matrimoniale… davvero è la "crisi" che lo ha "stritolato"..?
Il suicidio è la più grande aggressività che l'uomo applica su di lui.I motivi che suscita questo comportamento sono tanti e diversi, ma se uniamo anche la difficoltà economica il vaso è pieno.
Non tutti reagiamo allo stesso modo, ma indubbiamente l'uomo risente di più gli effetti di un venir meno del suo vissuto lavorativo che caratterizza anche la sua identità.
Il suicida, in fondo, è uno che non ha la pazienza di continuare a leggere il libro della vita e va a vedere subito l'ultima pagina.