Il Papa contestato in piazza san Pietro. E’ un evento che non può essere passato sotto silenzio, il grido “vergogna” è salito oggi verso la finestra ormai chiusa dopo l’Angelus domenicale non per la sua difesa della fede cattolica o dei poveri nel mondo, ma per aver dimenticato (o non voluto) citare la sua concittadina Emanuela Orlandi, come richiesto dal fratello e dai partecipanti a un corteo a favore della “verità”. Nel contempo fa scalpore lo scandalo del trafugamento dei documenti “segretissimi” pubblicati in parte nel libro inchiesta “Sua Santità”. Tutti si scagliano contro il maggiordomo accusato di furto aggravato, così come nei giorni scorsi senza alcuna delicatezza diplomatica era stato scaricato il numero uno della Banca Vaticana. Si parla molto dei “peccati” di chi ha consegnato alla stampa testi riservati dello stesso Papa Benedetto XVI o di chi ha diretto lo Ior; ma si parla molto poco dei contenuti di quei documenti, certamente uno spaccato non molto piacevole della “Sede” dalla quale quotidianamente il Pontefice invita alla giustizia, all’equità, alla legalità, al disinteresse nei confronti del denari e del Potere, alla concordia fra i popoli e così via. Non sarebbe meglio spazzare via i “segretissimi” e far sapere cosa sta accadendo realmente nei “sacri palazzi” piuttosto che limitarsi a punire chi ha truffaldinamente recuperato e trasmesso i testi? Anche perché da queste storie non ne esce granché bene neppure lo stesso BXVI. E anche perché l’intreccio tra le vicende Ior e i contrasti tra i cardinali Bertone e Bagnasco (che sarebbero costati la direzione di Avvenire al Boffo) hanno a che fare con le vicende del san Raffaele; e queste a loro volta si intrecciano più o meno direttamente con le accuse al governatore della Regione Lombardia, notoriamente partecipe di realtà cattoliche molto molto vicine ai vertici vaticani. Uhmmm!
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