E’ finita la breve era del presidente del Paraguay Lugo. Destituito da un voto parlamentare, un giudizio politico su un controverso episodio di violenza che ha provocato 17 vittime a seguito di uno sgombero evidentemente contrastato. Il percorso giudiziario sulla vicenda è appena agli inizi, ma la forte opposizione al Presidente è riuscita ad ottenere le dimissioni prima dell’acquisizione di qualsiasi altro elemento d’indagine. Lugo nel 2007 ha scelto coraggiosamente di scendere dal pulpito (è un vescovo cattolico) e di proporsi come candidato presidenziale, portando per la prima volta alla guida politica le esigenze dei più poveri della sua terra: il suo è stato un mandato caratterizzato da una scelta inequivocabile dalla parte dei poveri e contro i poteri forti che tuttora controllano molti Paesi dell’America del Sud. Il primo atto del suo successore, Ferdinando Franco, precedentemente alleato e poi acerrimo avversario, è stato quello di confrontare la lista dei nuovi collaboratori con il nunzio apostolico, il che la dice lunga sulla voglia di “normalizzazione” dello Stato paraguayano. Molti hanno parlato di un vero e proprio “golpe”, parte del popolo scende in queste ore in piazza per protestare contro il rapido “siluramento”, l’Argentina, l’Ecuador e altri Stati non riconoscono il nuovo assetto governativo. Insomma, un gran guazzabuglio in cui l’unica certezza è l’estromissione del vescovo Lugo, la fine appunto di una promettente avventura.
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