Un puntino nero, piccolo piccolo. E il grande disco giallo, indifferente al pianeta che apparentemente l’attraversa, ma che procede, lentamente, sulla sua via celeste. Venere in transito questa mattina davanti al Sole, un’occasione per comprendere le proporzioni: la nostra Terra è un’inezia più grande ed è così minima al cospetto della sua Stella! E anche il Sole che ci appare immenso, confrontato con altri astri, non raggiunge la media grandezza: ce ne sono di enormi, alcuni riempirebbero della propria massa l’intero sistema solare… E il loro numero è incalcolabile, miliardi di stelle in miliardi di galassie. E noi qui, su una minuscola zattera che naviga indifesa nel mare dell’Universo, alla ricerca di un “centro” attorno al quale ruotare senza angoscia o delle colonne d’Ercole che sconsigliano l’accesso al regno dell’Infinito. Tutto è caoticamente in movimento, tutto armonicamente stabile, nella cosmica congiunzione degli opposti. Così minuscoli e fragili, così drammaticamente pensanti, direbbe forse il vecchio Pascal…
Rieccomi, ora che ho imparato come si fa a lasciare un commento – dopo il primo fallimentare tentativo di una decina di giorni fa – non vi libererete più di me! Caspita Andrea, che pensiero poetico e che profondità d'analisi, decisamente inarrivabile per me, che comunque ho apprezzato molto. A dire il vero non mi soffermo spesso a fare considerazioni di questo genere, anche perché la consapevolezza della nostra dimensione infinitesimale in questo infinitamente grande universo mi dà le vertigini, mi fa girar la testa, come se venissi risucchiata in un vuoto pneumatico, in un vortice. Mi risulta più semplice e rassicurante percepirmi come una parte se pure piccola di uno spazio materiale, esistenziale ed umano circoscritto ed al quale possa commisurarmi e che mi contenga senza essere incommensurabile, senza farmi venire la labirintite, che abbia dei limiti, le pareti della mia casa, per esempio, o anche la periferia della città che abito, o ancora il perimetro dei miei affetti familiari, amicali, amorosi, perché entro questi limiti riesco a percepirmi ed a muovermi, sono ancora visibile, riconoscibile, 'conto qualcosa'. Molto prosaico, lo so, ma proprio per questo esistono persone che, come te, riescono a stimolare una riflessione, obbligandoci a spostare lo sguardo 'dal dito alla luna' e la messa a fuoco che ne consegue, regalando un nuovo punto di vista, ci rivela qualcosa di sorprendente. Sì, cari amici, basterebbe che ciascuno di noi avesse un proprio centro interiore attorno a cui ruotare senza smarrirsi e, se poi accade di perderlo quel centro, di uscire dalla propria orbita, magari per poco, – per una delusione, per lo sconforto, la sensazione di solitudine, di inadeguatezza – l'aiuto dei compagni di strada può essere determinante per ritrovarlo il centro e, con esso, anche se stessi. Mie piccole stelle erranti, non siete sole, buona notte. Anna V.