54 morti nel mare, tra la Libia e l’Italia. Il Canale di Sicilia continua a essere la tomba per centinaia di poveri che dopo aver superato il Sahara soccombono sui gommoni stracolmi che li dovrebbero condurre sulle coste della libertà. O almeno così pensano, se rischiano e perdono la vita in un modo così terribile come quello raccontato dall’unico superstite della strage. Il mondo cosiddetto “occidentale” ha molte difficoltà, la crisi finanziaria mette in ginocchio economie consolidate, il divario tra pochi ricchi e tantissimi poveri cresce ogni giorno. Ma non si può dimenticare chi sta ancora ben peggio, chi fugge dalla miseria assoluta, dalle persecuzioni e dalla schiavitù… Per gli ultimi 54 oggi un trafiletto sulla pagina degli esteri, domani l’oblio come quello sceso sulla morte di migliaia di persone in questi ultimi anni, in pasto ai pesci alle porte della nostra casa.
che vuoi dire? ogni volta uno sta male, quando passa a gradisca per fare la spesa vede il lager e non sa cosa fare. Urge un'organizzazione seria che affronti questi problemi, ma siamo in mano a quelli che si occupano di riforme elettorali e diritti civili e alleanza e non fanno nè l'una nè gli altri.
Quanto vale una vita umana? E' triste constatare che non tutte le morti sono uguali, non tutte le morti meritano l'onore delle cronache, e questo non è che un episodio di una lunga, tragica serie,a tutto si fa l'abitudine. Ci si abitua ai morti nelle traversate disperate di mari che separano la loro miseria dal nostro relativo benessere, ai morti quotidiani nelle tante guerre dimenticate che si svolgono lontano da qui, in quella parte del mondo che definiamo "terzo" (ed alle quali spesso il "nostro" mondo partecipa, magari mascherato da "missione di pace"), alle innumerevoli vittime della violenza di sanguinarie dittature, dell'odio etnico o religioso, ai morti per fame, sete e malattia, in una tragica contabilità che non dovrebbe lasciare indifferenti. Ma c'è qualcuno, in Italia, in Europa, che abbia uno straccio di idea, una proposta concreta per trovare una soluzione seria al problema, che non sia d'emergenza, un programma organico, un piano che si sviluppi sul lungo periodo, considerato che la presenza di migranti nei paesi occidentali è una realtà quotidiana ed in costante aumento? Perché altrimenti solidarietà e integrazione restano belle parole vuote. Anna V.