Sembra che un puma si stia aggirando indisturbato nei boschi presso la foce dell’Isonzo. Potrebbe essere anche un giaguaro o un ghepardo, forse una lince o un gatto selvatico. Per ora è sfuggito a tutti i ricercatori, solo qualche avvistamento casuale, “mentre inseguiva una lepre”, “mentre si rifugiava fra le fronde”, “mentre si aggirava intorno al recinto delle capre”. Per ora non sono stati trovati neppure i resti di qualche (si presume) lauto pasto, forse si arrangia con qualche malcapitato fagiano, sempre naturalmente che non si tratti di un animale vegetariano, il che renderebbe ancor più problematica la sua individuazione. Ma se così fosse, perché non lasciarlo in pace? Non sbrana pecore, non danneggia strutture, non è pericoloso per coloro che lo incontrano, almeno a giudicare dai racconti di chi l’avrebbe avvicinato… Forse è un messaggio, un simbolo, una speranza: in questo tempo in cui tutto sembra essere sotto stretta e rigida sorveglianza, un felino di 90 chili riesce a scorrazzare liberamente in terre tutt’altro che selvagge. Forse – parafrasando gli studenti dell’89 che lottavano per i loro diritti mentre attorno a Roma sembrava circolare una pantera – “il puma siamo noi”. O almeno, potremmo esserlo, pronti ad avventarci sull’ingiustizia e ad affermare l’autentica libertà.
Non dire così che va su lo spread
…i puma siamo veramente noi…che ogni giorno ci battiamo, con non poca fatica, contro le piccole grandi ingiustizie, attentati alla nostra dignità, alla fiducia nel prossimo, alla correttezza nelle relazioni.
Un animale libero, fiero, indipendente, che nessuno riesce a catturare, che non si fa imprigionare, legare, imbavagliare, addomesticare, che conserva intatta la propria autonomia, che si procura il cibo con le proprie forze e non deve mendicarlo da nessuno e che non baratta la propria libertà con un pasto ed un posto sicuro: forse dobbiamo imparare qualcosa da questo meraviglioso felino, sveglia Italiani!!! Anna V.