A quanto pare stavolta si fa sul serio e con il 1° gennaio 2014 non dovrebbero esistere più oltre 60 province italiane, al di sotto della soglia stabilita dal Governo Monti di 350.000 abitanti e 2500 Kmq: tra esse Pordenone che manca di poco l’obiettivo con i suoi 315.000 abitanti e quasi 2300 Kmq, e Gorizia che ne è invece molto lontana, con 142.500 abitanti e solo 466 Kmq. Un po’ esagerato, il presidente Gherghetta concorda con il “collega” pordenonese sulla necessità di “fare le barricate”, aggiungendo – si presume con humor nero – di essere pronto a “lottare con tutte le armi come avvenne cento anni fa quando si combattè la prima guerra per far nascere la Provincia (di Gorizia)”. E’ difficile dimostrare che la “Grande Guerra” sia stata effettivamente combattuta per questo motivo, certo è che la “giustificazione” dell’esistenza della provincia non si può basare sul numero degli abitanti o sulla superficie del territorio, ma su importanti ragioni storiche e culturali. Al di là del linguaggio battagliero (chissà se sulle barricate salirà anche un assessore di un partito da sempre contrario all’esistenza di tutte le province?), le domande da porsi sono altre: anzitutto, l'”ente Provincia” serve davvero a qualcosa o le sue prerogative possono facilmente essere delegate ai Comuni? In questo caso, più che di difendere a spada tratta la “propria”, sarebbe il caso di insistere sulla soppressione anche delle 43 superstiti. In secondo luogo, non sarebbe possibile riformare anche i Comuni, incentivando le aggregazioni funzionali e rafforzando il ruolo dei naturali “capoluoghi”? In questo modo, ad esempio, una specie di piccola “Area metropolitana di Gorizia” capofila nella riorganizzazione unitaria dei servizi a favore dei cittadini offerti dai Comuni dell’attuale Provincia (magari anche con l’allargamento al territorio “ex-au”) consentirebbe – accanto a un grande risparmio – un protagonismo e un peso politico a livello regionale da lungo tempo dimenticato. Quindi, più che il tentativo di costruire improbabili trincee, sembra importante quello di utilizzare il tempo che rimane e le energie di tutti nella ricerca di soluzioni alternative non improntate alla difesa a oltranza dello status quo, bensì alla tutela dei “beni comuni” dei cittadini. ab
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