Chiacchiere di treno, racconto interessante. Una città qualsiasi, venerdì 4 maggio 2012, chiusura campagna elettorale ex (e ancora?) sindaco. Ore 24, mentre quella dell’altro schieramento si è chiusa un po’ mestamente da almeno tre ore, la festa all’aperto – da quel momento fuori dalle regole imposte dal “silenzio” pre-voto e dalle leggi antischiamazzi emanate dallo stesso ex sindaco – continua imperterrita: musica a tutto volume, rullo di tamburi, disk jockej che urlano… Ore 00.30: alcuni abitanti della zona chiedono di abbassare un po’ i toni, qualcuno anche di sabato deve andare a lavorare… Sì sì certamente… E la musica viene alzata ulteriormente. Ore 1.00: Le forze dell’ordine, di solito particolarmente sensibili a questo tipo di sollecitazioni ma questa volta assai imbarazzate nonostante le ripetute segnalazioni, intervengono assai delicatamente e dopo un po’di trattativa finalmente ottengono il risultato. Non senza aver consentito, ormai nei pressi delle 1.30, di “sparare” al massimo volume possibile l’inno di Mameli e il Va pensiero (per far contenti i non “fratelli d’Italia” della coalizione elettorale). Una storia di ordinaria mancanza di rispetto, di arrogante presunzione di potere, di nulla considerazione nei confronti dei cittadini. Che ovviamente poi si sono rifiutati in massa di votare colui per il quale era stata organizzata la gazzarra. O forse no?
Bon che cantava l'Inno di Mameli e non Giovinezza