I consigli di quartiere, lo si sa, sono stati cancellati dal mancato accordo in Consiglio Comunale sul ridimensionamento del loro numero e sulla ridefinizione dei loro confini. La proposta Gentile – che non prese in considerazione nessun suggerimento da parte dei “parlamentini”, dei consiglieri comunali e di molte persone di buon senso – fu affossata dalla stessa maggioranza. E così, senza tempi tecnici per rimediare, le amministrative di giugno hanno segnato la fine di queste istituzioni. La maggior parte dei quartieri si va attrezzando con delle “associazioni” che – nelle intenzioni dei fondatori – dovrebbero essere interlocutori privilegiati del Comune. In un paio di quartieri – lo nota l’ex presidente e attuale consigliere provinciale Pierpaolo Silli – forse neppure servirebbero: a san Rocco, per esempio, “c’è il Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari del borgo, che è un’istituzione storica e riveste grande importanza”; a sant’Anna “c’è un comitato per la sagra”… Al di là del giudizio sull’utilità o meno dei consigli di quartiere, c’è un dato fondamentale che diversifica le nascenti “associazioni” dai cosiddetti “parlamentini”: la rappresentatività è determinata dalla scelta degli elettori in pubbliche votazioni, non soltanto dalla buona volontà di chi si propone. Quale autorità possono avere delle libere volontarie “associazioni” quali interlocutori di un organismo politico amministrativo come è il Comune? E perché mai un “Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari del borgo” o addirittura un “comitato per la sagra” dovrebbero essere “privilegiate” dall’amministrazione comunale rispetto a qualsiasi altra realtà associativa presente sul territorio? ab
nesssuna autorità ha chi non è eletto (anche su questo oggi ci sarebbe molto da dire).Ma in questa città la cosa più opportuna per l'esercizio democratico è passare direttamente per le le parrocchie: se decidono i sindaci, decidessero anche per le buche.
In teoria ha ragione chi ha scritto l'articolo. Solo i parlamentini avrebbero diritto a rappresentare i quartieri.
Ma visto che non ci sono più se non ci fossero le associazioni i quartieri sarebbero totalmente muti di fronte al comune.
C'è un processo di privatizzazione della vita pubblica che è inevitabile visto che lo stato ha abdicato al suo ruolo.