Alex Schwazer, medaglia d’oro a Pechino nei 50Km di marcia, è stato “beccato” dai controlli: il doping lo ha fermato e giustamente non parteciperà alla sua gara durante le Olimpiadi di Londra. Per chi segue i Giochi oltre a non essere buona, non è neanche una nuova notizia: da ieri sera i media non parlano d’altro, forse è difficile trovare nei fiumi di parole qualche goccia di pietas. E’ difficile accettare le lezioni di morale dei responsabili di sport ormai gravemente feriti dal doping, come il calcio, il ciclismo e il nuoto… Nuovo è invece l’atteggiamento del protagonista: è la prima volta che un atleta è reo confesso: “sì, ho sbagliato, volevo essere il più forte, la mia carriera finisce qua…” Finora all’inizio il colpevole si diceva “allibito” e istruito dall’andreottismo nazionale negava qualsiasi evidenza, poi era sempre colpa degli altri: i controlli sbagliati, il medico che ha inserito di nascosto la polverina, la fiducia mal risposta nel compagno di squadra “cattivo”, i mass media. Questa volta Schwazer – dati per scontati tutti gli “orrore!” per la violazione delle regole, per il cattivo esempio alle nuove generazioni (ma lo si vada a dire anche ad allenatori e genitori di squadre giovanili…), per l’immagine infangata del tricolore, per la salute rovinata e per altre corbellerie che tocca scrivere in questi casi – ha dato anche un’immagine di umiltà e di lealtà: saper riconoscere clamorosamente i propri errori senza scaricare i barili sugli altri è un segno di intelligenza, di rispetto nei confronti di se stessi e di chi si è offeso. Un’altra faccia della medaglia.
Sono perfettamente d'accordo, nella profonda amarezza in cui si trova ha gettato le basi per il proprio rilancio.. interiore e personale. Mediaticamente pero verra lapidato. Mentre chi applica alla lettera la negazione assoluta delle proprie responsabilta alla fine la spunta sempre e torna – o rimane – a sedere al tavolo dei vincitori..
Giovanni
Ho visto l'intervista ma mi ha lasciato perplesso.
Dice che non è come la sua fidanzata che ha la passione per lo sport che fa e quindi per lui allenarsi tutti i giorni era solo una faticaccia che lo faceva stare solo male…..per questo è caduto nella tentazione del doping.
Insomma non mi sembrano dichiarazione da sportivo…ammettere che faceva sport solo per vincere….
Per quanto mi riguarda se devo fare una cosa nella quale c'è competizione mi stresso e basta. Non mi vien voglia neanche di iniziare a farla.
faccio solo le cose che non richiedono un vincitore ma una semplice collaborazione nella quale ognuno dà quello che può.
Penso anche che il mito del competitivismo non sia sempre esistito ma sia il prodotto delle teorie darwiniane che descrivono il mondo come un enorme Colosseo dove le varie specie animali combattono fra di loro come dei gladiatori e vince quello che elimina l'altra.
Una teoria allucinante. Non prende in considerazione che tutte le specie servono alla vite delle altre. si Estingue una e si estinguono anche le altre. Altro che selezione naturale.
Il Darwinismo e la teoria della selezione naturale tutta da dimostrare non hanno fatto altro che dare man forte alle teorie superazziali che hanno nutrito il fascismo.
Comunque mi sono allargato troppo deviando dall'argomento….