Tiene ancora banco la vicenda Tribunale. Sulle pagine goriziane del Piccolo oggi i consiglieri regionali dell’isontino si chiamano tutti fuori, attribuendo ciascuno agli altri la responsabilità dello “scippo” udinese. Addirittura si criticano le “scandalose ingerenze” dei consiglieri regionali udinesi: ma perché mai questi non avrebbero dovuto prendere in considerazione anche gli interessi del personale del Tribunale di Palmanova, desolati per la soppressione e molto preoccupati dalle voci di un possibile trasferimento a Gorizia? Il giornalista Covaz allarga giustamente gli orizzonti ricordando come la latitanza della politica locale è da far risalire ai tempi del’imposizione del Cie (Centro Identificazione ed Espulsione) di Gradisca, o forse più in là… Dal punto di vista dell’analisi politica manca un dato importante, cioè la volontà degli operatori e dei cittadini di Palmanova, considerati dai “nostri” alla stregua di una casella da conquistare e non invece di interlocutori da tenere presenti. Perché non si è discussa insieme a loro una strategia comune, offrendo delle motivazioni valide per convincerli della “bontà” di un trasferimento a Gorizia? Forse è questo aspetto relazionale quello che maggiormente evidenzia la debolezza della politica goriziana: se a livello istituzionale si sia fatto o no “tutto il possibile” per portare il tribunale di Palmanova a Gorizia è tutto da dimostrare; appare invece certo che i palmarini sono stati considerati soltanto in funzione della salvaguardia del Tribunale (e della Provincia), non in quanto interlocutori con un proprio punto di vista e con particolari aspirazioni. E così, non solo è venuto meno il trasferimento, ma è necessario riscontrare il sollievo da “pericolo scampato” dei direttamente interessati.
Effettivamente lo smarcarsi dei politici che dicono che non erano stati personalmente contattati è ridicolo. Sono d'accordo con Covaz. Un tempo c'erano sindaci davvero battaglieri: oltre ad Adriano Cragnolin, lavoratore in prima fila nella difesa dei diritti degli operai Detroit, mi piace ricordare Bepi Fabris, che per tutta la vita ha lottato con poteri regionali e statali molto più forti di lui per risolvere i problemi della mezzadria a Isola Morosini e per fare costruire lì delle case popolari. Negli archivi si legge una storia incredibile di contatti, lotte, assemblee che questi sindaci – lavoratori facevano per difendere i diritti dei loro cittadini, avendo talvolta meno strumenti culturali e sicuramente meno potere di chi governava in regione. Adesso anche se abbiamo i pianeti allineati, come diceva Romoli, e abbiamo sindaci che sanno parlare, la comunità non è più difesa da nessuno.adg