Nella pagina di Monfalcone dell’ultimo numero di Voce Isontina c’è un interessante articolo che – come si suol dire – “fa pensare”, al di là del tema specifico che volutamente viene in questo contesto lasciato da parte: procedendo dalla “strumentalizzazione” di cui sarebbe stato vittima in occasione di una recente querelle politico giornalistica, l’autore propone delle riflessioni più generali, alcune delle quali meritano qualche approfondimento. Anzitutto sostiene che tutti hanno il diritto di manifestare, a favore o contro qualunque cosa: è un’affermazione almeno ambigua, dal momento che ci sono manifestazioni che vengono indette perché siano garantiti i diritti costituzionali (a favore dei lavoratori, dei giovani, degli immigrati, della libertà di coscienza, ecc.), altre che invece vengono proposte perché tali diritti siano cancellati o comunque interpretati in modo restrittivo (come nel caso in questione). Non è proprio la stessa cosa… In secondo luogo dice che è bene “farsi tutto a tutti”, cioè partecipare a ogni celebrazione – di qualunque segno essa sia – e cita in particolare il ricordo di tutti i caduti che “hanno dato la vita per un ideale”: ma cosa centra tale ecumenica condivisione con il “portare un saluto” in un’iniziativa promossa da un partito al fine di far conoscere a tutti il proprio discutibile punto di vista? Dubito che l’autore sia ordinariamente presente anche alle manifestazioni di partito proposte da Rifondazione Comunista… E anche sulla questione delle “memorie” c’è qualcosa da ridire. Fatto salvo il rispetto per la dignità di ogni persona che vive o che muore, accanto alla preghiera è indispensabile anche una valutazione storica non irrilevante: non si può dimenticare la differenza tra gli oppressori e gli oppressi, tra gli invasori e gli invasi, tra i persecutori e i perseguitati. Altrimenti – senza scomodare delicate questioni più vicine nel tempo – si dovrebbe conferire a Nerone lo stesso onore riservato ai primi martiri cristiani! Un’ultima osservazione sul ribadito “accordo” nella realizzazione di un luogo di preghiera, con l’aggiunta “a condizione che vengano rispettate le leggi” che inficia in modo sibillino l’argomentazione: è ovvio infatti che le leggi devono essere rispettate, il ribadirlo come una “condizione” rivela una consapevole o inconscia pregiudiziale convinzione che una categoria di persone potenzialmente sia in ogni caso “trasgressiva”. ab
Il fatto è che molti preti sono razzisti, questa è la parola giusta. E la Chiesa nelle sue gerarchie, invece di condannarli li beatifica come ha fatto a monsignoro Stepinac. Io sono d'accordo con il giornalista ultra cattolico e conservatore Socci :la chiesa non deve guardare avanti, deve guardare indietro, a quando Gesù lavava i piedi alla prostituta.