Quella appena passata è stata l’ultima domenica utile per visitare a Ljubljana la mostra dedicata a “Bodies revealed”. Di che si tratta? Di un’ampia esposizione su “come siamo fatti”: sezione per sezione vengono presentati i misteri nascosti sotto la nostra pelle, apparato per apparato, con tanto di confronto tra organi sani e malati. Interessante vero, ma cosa c’è di strano? La particolarità sta nel fatto che l’esposizione non è realizzata attraverso l’uso di manichini artificiali, bensì di esseri umani trattati con tecniche altamente specializzate, qualche tempo dopo il decesso. Si ha così la possibilità di osservare il corpo nella sua interezza e in ciascuno dei suoi particolari, oltre che di scoprire come appariremmo se – sciolte tutte le altre componenti – non fossimo altro che un fascio di nervi piuttosto che un intreccio di vene o un insieme di muscoli. Reazione del “pubblico”: una fila di duecento metri per entrare, all’interno una grande folla, ordinata e rispettosa. Molti genitori spiegano ai tanti bambini presenti ciò che è esposto dietro le vetrine, ci sono anche medici e infermieri pronti a fornire ulteriori interessanti spiegazioni. Nessuna sensazione di macabra curiosità, meno che meno di mancanza di rispetto, tutti sono come affascinati da una sensazione di misteriosa bellezza. Si esce dalla mostra con molti pensieri in testa: il corpo umano è meraviglioso, i suoi singoli organi sono straordinari per come funzionano ma sono anche autentiche opere d’arte; siamo molto fragili, per cui è necessario avere molta cura di sé; soprattutto, la vita è breve e ricca di enormi potenzialità, per questo vale la pena di gustarne ogni istante, prima che sia troppo tardi. Dispiace che la mostra abbia chiuso i battenti, sta girando il mondo e ha già ricevuto 30 milioni di visitatori: non si sa quale sarà la tappa successiva a quella di Lubiana, ma è facile immaginare che una proposta del genere difficilmente troverà “casa” in Italia. ab
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