E così, è archiviata un’altra edizione di “Gusti di frontiera”. Grande successo, fiumi di persone, gradevoli profumi… Bravi gli organizzatori, sempre all’altezza della situazione i tecnici del Comune, simpatici gli esercenti, piacevoli i “contorni” musicali, ordinato il grande pubblico. Insomma, davvero bene, con un “grazie” anche al tempo che – gira e rigira – si è dimostrato ben più clemente del previsto. Una “pulcetta” così, giusto per non perdere il vizio? Ma sì, dai, la propagandata collaborazione con Nova Gorica! Come l’altr’anno in conferenza stampa è annunciato il proseguimento della magnàcola nel centro di Nova Gorica, con tanto di trenino navetta a uso degli estimatori delle superstiti “sardelle di Izola”: come l’altr’anno trenino affollato di curiosi, ma a Nova Gorica nessuna bancarella, al massimo la possibilità di quattro passi in centro e di un tradizionale gelato. Non è solo un pelo nell’uovo: una mega-iniziativa realizzata in un territorio di confine e che si chiama “gusti di frontiera” dovrebbe ovviamente essere progettata e realizzata insieme, almeno i manifesti dovrebbero essere rigorosamente bi (o più) lingui. E poi una nota a margine, che non centra direttamente con la festa: dove è sparita la bella “sedia anti-ascensore”, interessante performance artistica sottratta ai visitatori di Piazza Vittoria subito dopo il Festival Vegetariano? L’ha ripresa in casa l’artista? E’ divenuta il seggio di qualche politico megalomane? E’ finita in discarica con l'”indifferenziato” come il resto dei rifiuti accuratamente selezionati dai bravissimi organizzatori del festival di un mese fa? ab
Non sono tra i detrattori né tra gli estimatori tout court di Gusti di frontiera, ho un atteggiamento abbastanza equidistante sulla faccenda, ma concordo almeno sul fatto che i cartelli di servizio ed i manifesti dovessero essere redatti in più lingue. Per il resto dell'intera tre giorni di grande abbuffata penso che fosse, come al solito, eccessiva, barocca, bulimica, un tantino sovrabbondante non solo nei cibi, ma anche in tutti i suoi "contorni", ivi compresi quelli musicali, un'assordante sovrapposizione di suoni,alcuni anche piacevoli, ma indistinguibili nel marasma infernale dei decibel di troppo. La sola cosa che ho davvero apprezzato – chiunque ne sia stato il promotore – è stata l'apertura – assieme ad alcuni altri negozi della via – dello storico, mitico negozio di ferramenta Krainer in via Rastello, adibito per l'occasione a luogo di degustazione di pregiati vini e prelibatezze del territorio: è stata l'occasione per riscoprire la bellezza del locale in sé – unico per la sua magica atmosfera, per gli spettacolari arredi interni, degni di un emporio dell'asburgico impero – e, nel contempo, scoprire un dietro le quinte davvero sorprendente in quanto sconosciuto, inatteso, che pochi, credo, avrebbero sospettato, poiché ciò che c'era dietro il negozio quasi nessuno lo sapeva: così, dietro un portone di per sé interessante – in quanto dipinto secondo le geometrie colorate di Legér, in piacevole contrasto con l'ambiente nel suo insieme – ecco apparire un cortile interno con i suoi ballatoi al primo piano, le fresche stanze sul retro – quelle adibite a magazzino, suppongo – con soffitti a volta, persino un antico pozzo, il tutto sapientemente e discretamente illuminato e reso accessibile, per un paio di sere, agli abitanti ed agli ospiti venuti da fuori. Nell'insieme un buon esempio di valorizzazione di uno dei tanti piccoli tesori di questa città, angoli spesso nascosti, di grande potenziale, che potrebbero essere meglio sfruttati, con il dovuto rispetto, s'intende. Ce ne sono molti altri, sui quali basterebbe far indugiare lo sguardo di tanto in tanto, per accorgersi della loro bellezza e per mobilitare tutti al loro adeguato recupero: soffermatevi davanti a certi portoni del centro storico, in alcuni di quei cortili interni, davanti al Civico Stabilimento Bagni, a Villa Louise, e poi chiedetevi se quell'antica bellezza possa essere lasciata sfiorire così, nel più totale abbandono, o se non si debba piuttosto tentare di restaurare e restituire quegli splendidi edifici alla città rendendoli fruibili da tutti.P.S.: la sedia forse è stata davvero preda di qualche politico, coi tempi che corrono, l'incombente minaccia di decimazione dei nostri pletorici enti locali e l'incertezza degli esiti elettorali, qualcuno avrà pensato bene di portarsi avanti col lavoro!!! Anna V.
Errata corrige: forse nessuno avrà letto il mio commento, in ogni caso, per amor di verità, devo fare una precisazione su una mia affermazione errata, di cui mi sono accorta solo stasera rileggendo ciò che avevo scritto. A proposito del portone colorato del cortile di casa Krainer in via Rastello ne ho paragonato lo stile a quello di Fernand Léger, in realtà pensavo e intendevo riferirmi al pittore olandese Piet Mondrian, di cui molti ricorderanno le geometrie caratterizzate da una griglia nera che racchiude colori primari come giallo, rosso, blu, proprio quelli che ritroviamo nel portone citato. Mi scuso per il lapsus. Anna V.