Una settimana è trascorsa dagli un po’ pomposamente definiti “Stati generali della cultura goriziana”. Pochi, ma interessanti e qualificati, sono stati i commenti giornalistici e le opinioni, alcune anche su quest blog. Se è stata evidenziata la necessità di “cambiare marcia”, la realtà dei numerosi interventi che si sono succeduti all’auditorium fino a sera inoltrata ha sottolineato la necessità di trovare il bandolo di una matassa piuttosto confusa. Lodevole l’iniziativa di ascoltare tutti, ma difficilmente si possono trovare significative sinergie in un incontro che pone attorno allo stesso tavolo i cultori del bridge, i nostalgici del folklore, gli amanti della musica jazz e gli organizzatori di festival internazionali dedicati alla storia. Importante sottolineare i “grandi eventi” che coinvolgono la cittadinanza in pochi eclatanti momenti, ma altrettanto significativo dovrebbe essere il diuturno darsi da fare per “bucare uno schermo” piuttosto refrattario non chiedendo un euro al pubblico finanziamento, anzi spesso investendo di tasca propria. Giusto infine pensare a una “rottamazione” di manifestazioni ormai anacronistiche e legate all’esperienza iperventennale dei soliti noti… Ma è possibile coniugare qualità e quantità? E’ possibile offrire occasioni culturali irripetibili a costi relativamente limitati? E’ possibile la collaborazione fra gli enti piuttosto che un mero ostacolarsi a vicenda evitando sovrapposizioni o inammissibili diritti di primogenitura? La risposta è senza alcun dubbio “sì” e non vuole essere teorica, ma pratica: per evitare l’accusa di parlare “pro domo sua” delle ultime iniziative del Forum cultura, si propongono tre convincenti esempi autunnali (1. continua)
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