E infine il botto da 10 con lode, da assegnare a tutti i protagonisti, ma in particolare a Vito Dalò e Erica Gasparinic. Un’iniziativa che coinvolge migliaia di persone nel goriziano e che è conosciuta in Italia e anche oltre i confini: la rassegna di teatro sociale “Altre espressività”, rappresentazioni di altissima qualità e possibilità di ascoltare la voce – e quanto autorevole! – di chi in Italia e nel mondo non ha voce. Una pagina di Cultura con la C maiuscola.
“Il teatro sociale – scrivono gli organizzatori della rassegna internazionale – costituisce il percorso di rinnovamento del teatro stesso per le idee, l’espressività, per il valore artistico e per le soluzioni tecniche/scenografiche realizzate”. Si tratta della creazione di uno spazio espressivo e di visibilità ai gruppi teatrali locali, nazionali e stranieri e al contempo favorire nei partecipanti e nel pubblico una riflessione sul disagio sociale. In questa quindicesima edizione 2012 la Rassegna accoglie 15 compagnie di teatro sociale locali, nazionali e straniere, che nascono ed operano nei campi della disabilità, del disagio mentale e del carcere, sperimentando diversi generi teatrali in una commistione di canali espressivi quali musica, danza, fotografia e altro ancora.
Si comincia domani, lunedì 19, alle 10.30 presso la sala Bergamas di Gradisca, con lettura di pensieri sul teatro e sul valore del teatro emersi dai partecipanti ai laboratori teatrali condotti da Vito Dalò ed Erica Gasparinic. Seguirà, alle 11 “Le cinque stagioni”, per la regia di Albino Pavlic, con la Compagnia teatrale Se no i xe mati no li volemo di Gorizia. Martedì 20 novembre, presso il Kulturni dom di Gorizia, alle 20.30 “Forza di gravità”, regia di Luisa Anchisi e Gennaro Ponticelli (Milano), Associazione Teatro Laboratorio La Tela del Ragno; alle 21.30 “Il condominio dell’illusione”, regia di Sandro Scarpini, Compagnia teatrale Spazio Aperto (Udine) UEPE Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Udine – Ministero della Giustizia.
Il resto nel link tra gli avvisi del blog…
"Altre espressività" dovrebbe essere la base di un ragionamento sul welfare: vogliamo mantenere la distinzione tra primi, i più ricchi, sani e gli ultimi, quelli che hanno problemi, o si può cercare con loro un'alternativa all'attesa dell'intervento pubblico, un percorso riabilitativo, una ricerca delle potenzialità che il cosiddetto "soggetto debole" può sfruttare per essere inserito in modo migliore nella società? La rassegna riguarda dunque tutti quelli che parlano di questo tema e che insieme dovrebbero porsi la questione di integrare e rendere meno angosciosa e sola l'esistenza di queste persone, valorizzando il loro contributo culturale. Penso al periodico "Strade" che in molti articoli spiega l'esistenza del mondo dei più deboli dall'interno e senza i confini. Parlo di deboli sempre tra virgolette, perchè la mia idea di handicap e debolezza andrebbe largamente estesa a tutti quelli che non ce la fanno, cioè larga parte della società, e non solo perchè non hanno soldi, ma perchè vivono in una società dove la corruzione è endemica ma non si trovano i soldi per gli esodati o i malati di SLA adg
Spesso non ci rendiamo conto della grandezza di iniziative e attività come quelle appena citate, eppure sono esperienze straordinarie, le abbiamo sotto gli occhi, sono il frutto del lavoro volontario, paziente, costante, silenzioso e tenace di persone che ci mettono l'anima, energie, tempo, fatica inimmaginabile: non finiscono mai sotto i riflettori dei grandi media, ma a noi non importa, sappiamo quanto valgono e quanta ricchezza portino in termini di umanità e di cultura, quella vera. Grazie a voi tutti per ciò che fate. Quanto al welfare, certo, in una società ideale e civile la prassi normale dovrebbe essere che lo Stato intervenga offrendo supporto, sostegno, prendendosi cura di chi non ce la fa da sé, nessuno dovrebbe essere lasciato indietro, ma, ahinoi, il nostro mondo sta andando in tutt'altra direzione, e non è quella che vorremmo. Anna V.