Si è concluso lo scorso mercoledì alla Fondazione Carigo il ciclo di incontri dedicati all’urbanistica “goriziana”, ieri oggi e domani. L’ultimo incontro è stato particolarmente suggestivo e si è tenuto davanti a un pubblico numeroso e attento – presente anche in questa occasione l’assessore all’urbanistica del Comune di Gorizia Guido Germano Pettarin – nonostante la pioggia torrenziale.
Ha aperto i lavori l’architetto Paolo Sergas, che ha presentato uno sguardo sulla città a misura di cittadino, caratterizzata da ampi spazi di fruizione da parte di tutti, con più piste ciclabili e luoghi di socializzazione e meno rotonde, cemento, centri commerciali, inutili parcheggi ed ecomostri. Non è mancato il riferimento al castello, dove i lavori sono ripresi alacremente, anche se – ndr – lo spazio della futura stazione a monte è stato ulteriormente ripianato per consentire l’installazione di una gru più piccola rispetto a quella prevista (ci si è accorti troppo tardi che l'”originale” non sarebbe passato per via Franconia senza procedere ad ulteriori demolizioni dopo la “casetta” di un paio di anni fa.
L’architetto di Nova Gorica Nejc Koradin – che ha parlato in sloveno, egregiamente tradotto dal prof. Aldo Rupel – ha poi presentato un’idea urbanistica per lo sviluppo del territorio, sottolineando la necessità di valorizzare i punti intermodali e di interconnessione tra la viabilità in Italia e in Slovenia. Soprattutto ha evidenziato la necessità di parlarsi e di ragionare insieme perché è impossibile uno sguardo al futuro che prescinda dalla collaborazione e dalla sinergia tra le realtà a cavallo del vecchio confine.
Luigi Di Dato, architetto goriziano, ha poi presentato la “sua” idea di città, arricchendo la conversazione con avvincenti immagini del passato e del presente, spingendosi oltre anche con l’offerta di alcune prospettive iconiche su come potrebbero essere un domani alcuni luoghi particolarmente significativi. Ha poi richiamato il coraggio e l’inventiva di Max Fabiani, invitando tutti a un soprassalto di immaginazione, nella convinzione che i sogni autentici si possono realizzare.
In conclusione l’architetto professoressa Alessandra Marin ha tracciato un’autentica road map, indicando i passi da compiere per ridare al territorio attrattiva e interesse. L’attuale bacino d’utenza di 35mila abitanti è troppo limitato per consentire investimenti in grado di realizzare le infrastrutture necessarie ad “attrarre” in città numerose presenze, in particolare di giovani. Ripensarsi insieme a Nova Gorica e dintorni significa immediatamente passare a un vero e proprio “raddoppio”, che potrebbe aprire nuovi orizzonti, anche attraverso lo “sfruttamento” delle straordinarie particolarità storico, geografiche e soprattutto culturali della zona.
Gli spunti offerti dalla “tre giorni” organizzata dal Forum per Gorizia sono stati talmente numerosi che ci vorrà del tempo per raccoglierli e riproporli in forma propositiva. L’idea è quella di una rielaborazione sistematica in grado di offrire alla città una proposta politica di ampio respiro, in grado di fermare il declino della città e di rilanciarla – insieme ai comuni limitrofi sloveni – come la Gorizia/Gorica (stara e nova) unita nella sua irrinunciabile diversità.
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