Da anni non si vedeva un’assemblea di insegnanti e personale della scuola così affollata, come quella di ieri nell’aula magna del liceo classico di Gorizia. Diverse centinaia di persone hanno seguito gli interventi di tutti i sindacalisti del settore, per una volta riuniti assieme. Si è parlato delle sei ore in più a parità di salario. Ci si chiede come sia possibile che un ministro chieda di aumentare l’orario del lavoratore senza aumento di salario e andando contro il contratto con una legge. Se per ora l’idea pare ritirata, alcuni colleghi hanno messo in evidenza che alcuni documenti sindacali dicono che “se ne riparlerà nel prossimo contratto” E’ emerso anche un ragionamento più complessivo sulla scuola pubblica e sulle tendenze alla privatizzazione, che fanno entrare nei consigli di istituto i “privati” (industriali, camera di commercio) e concedono maggiori poteri ai dirigenti (legge Aprea) espropriando le decisioni dei collegi dei docenti. Il gran numero di persone testimonia di un disagio profondo, che non è solo economico, ma politico. Nessuno oggi si interroga su cosa e come la scuola debba formare, per che cosa e per chi. Per il mercato del lavoro? Per la formazione dell’individuo? E se sì, attraverso quale revisione delle discipline? Ed è giusto che esistano scuole di serie A dove vanno quelli che hanno una famiglia alle spalle e dove i programmi sono precisi e puntuali e una scuola di serie B, dove i programmi sono generici e confusi e spesso è necessario gestire il disagio, mentre fioriscono scuole e corsi privati di formazione? Insomma è dai tempi di don Milani che non si fa un ragionamento complessivo sull’educazione. Da qui il malessere, che va oltre il problema dei soldi, e che affonda le radici nella poca chiarezza di ciò che si è chiamati a fare e nello scarso interesse che la società dimostra per la cultura, la conoscenza e la formazione di un pensiero critico, per il quale bisognerebbe partire dal presupposto che non solo non viviamo nel migliore dei mondi possibile, ma che il mondo può essere trasformato a partire da altre idee. Positivo è rassicurante il dato che le scuole del FVG, secondo i dati degli istituti di ricerca (OCSE Pisa, Invalsi) sono alla pari con la mitica Finlandia. E’ ora che il tema dell”istruzione ritorni al centro del dibattito pubblico e non solo in termini economici e che a svilupparlo non siano i tecnici, ma la società nel suo complesso. adg
…pienamente d'accordo su tutto….ma…non è possibile che siamo alla pari con la Finlandia….
http://www.educare.it/j/community/laltranotizia/1917-finlandia-la-scuola-perfetta
….purtroppo.
IL FVG è pari alla Finlandia, non tutto lo stivale
….ribadisco il concetto precedente…purtroppo.
Pur non essendo una professionista del settore, sono convinta che i problemi della scuola pubblica vadano discussi in un ambito più ampio di quello ristretto dei tecnici o degli addetti ai lavori e – ribadendo un concetto già espresso in un commento di qualche tempo fa, proprio a proposito dell'esperienza di don Milani – sono particolarmente d'accordo sulla necessità di interrogarsi sul ruolo e sulla funzione educativa e formativa della scuola, su quale debba essere il suo principale obiettivo e sugli strumenti da utilizzare a tal fine. Se dalla qualità della pubblica istruzione e dei suoi risultati si può giudicare il grado di civiltà di un Paese, allora temo che siamo ancora in alto mare, la Finlandia, poi, lontanissima è!!! La sola cosa che possiamo vantare di avere in comune è che fa tanto freddo, ma, mentre per loro è questione di latitudine, da noi dipende dalla mancanza di soldi per il riscaldamento di molti dei nostri edifici scolastici, brrrr!!!! Anna V.