Sabato c’è stata la riunione degli Stati Generali della cultura. Poichè iniziava alle ore 16, confesso che alle 20 ero talmente frastornata che me ne sono andata, perdendo gli ultimi interventi, che tra l’altro credo si sono purtroppo svolti a platea molto scarsa. Il suggerimento è dunque anticipare l’orario o articolare su due giornate l’iniziativa. L’impressione è stata di grande ricchezza del tessuto associazionistico della città, che spazia dai cultori del bonsai agli appassionati del bridge e del burraco, insieme ad artisti, speleologi, ambientalisti ed operatori culturali. Per la prima volta si è avuto uno spaccato imprevisto delle aggregazioni cittadine. L’assessore ha saputo animare la serata che si è svolta sotto la spada di Damocle dell’intervento di De Anna che ha preannunciato tagli consistentissimi al settore che potrebbero portare alla chiusura dell’attività di diversi enti. Condivisibile è il giudizio dell’assoluta necessità per la città di progettare iniziative in comune, di fare rete, ecc. Dati i tagli la strada da percorrere è quella di un lavoro culturale il più possibile condiviso, che riesca ad attrarre più spettatori, più visitatori, più pubblico. Quella che secondo me è mancata è stata però una visione del futuro della città: cosa si vuole per Gorizia? Quale è la direzione di marcia e la fisionomia che la città si deve dare per non retrocedere? Da questo punto di vista gli interventi di Dario Stasi e Adriano Ossola hanno indicato il possibile scenario futuro: Gorizia come città della storia, in particolare della storia del Novecento. E’ da questa vocazione che devono nascere le sinergie con il territorio più ampio, geograficamente delineato dal cartellone proposto dalla rivista Isonzo Soca. Quello di cui si sente l’esigenza è dunque l’indicazione di una strada da percorrere: fatti salvi gli interventi per gli enti fondamentali della città, come il Teatro Verdi, quale volto assumerà la Gorizia futura, su cosa intende investire? Il disegno strategico del Comune non è stato chiaro, forse, dopo l’ascolto, sarà necessario un nuovo incontro in cui gli obiettivi dell’assessorato risultino più chiari e mobilitanti. Un conto è coinvolgere e dare spazio, magari attraverso strutture inutilizzate, alle varie associazioni che hanno carattere specialistico, un conto è individuare e valorizzare quelli che hanno in mente il profilo della città futura. E’ visto che la manifestazione più importante in città è da tempo E’ Storia, forse è proprio intorno a quell’idea che bisognerà lavorare, e non solo in vista della Grande Guerra. adg
PRATICA E GRAMMATICA
Non si scrive "… non solo in vista della Grande Guerra", bensì "non solo in vista delle manifestazioni per il centenario della Grande Guerra" o, in alternativa e più sinteticamnete, "in vista del prossimo centenario della Grnade Guerra.
dl
"Grande Guerra" e non Grnade Guerra! Beccato!
dl
Correttamente e senza retoriche si scrive "grande guerra", in caratteri minuscoli. Ma se vogliamo proprio non fare retorica è meglio ancora scrivere "prima guerra mondiale". Forse è meglio adeguarci in vista dei fiumi di retorica previsti nel prossimo centenario. O qualcuno non è d'accordo? ds
Ma davvero "pratica e grammatica" di tutto il commento di adg è riuscito/a a cogliere solo questo particolare? A parte il fatto che basta rileggersi gli interventi di adg su questo blog per rendersi conto della sua preparazione e della sua capacità di esprimere concetti ed opinioni di spessore notevole in italiano più che corretto ed in ottimo stile, mi permetto di suggerire a questo/a maestrino/a dalla penna rossa di concentrarsi sui contenuti, o vogliamo trasformare questo spazio di riflessione e discussione in una specie di circolo di puristi da Accademia della crusca? AV
Sì certo, ma Crusca va con la "C" maiuscola. ds
🙂
Non preoccupatevi:la Crusca dei due satanassi non diventa mai farina.
si ma farina non va con la effe maiuscola?
No, Farina xe il spion della polizia. O no?
…però alla fine la farina c'entra in qualche modo:
"Pratica senza dottrina è come crusca senza farina".