Mentre sono in pieno svolgimento le “parlamentarie” di pd e sel, il movimento “Cambiare si puo'” sembra aver gia’ smarrito parte della sua forza propositiva. Nato come reale alternativa di sistema – con la messa tra parentesi delle appartenenze partitiche “tradizionali” ma non della democrazia rappresentativa – si deve confrontare subito con un candidato premier per il momento non travolgente (se non quando gioca “in casa” sul terreno dell’antimafia), ma soprattutto con i leader dei partiti invitati alle “nozze”. Dalla sequela di incontri emerge un quadro abbastanza confuso, sia a livello programmatico – dove l’accettazione del Decalogo era ovviamente scontata solo come semplice punto di partenza – sia a livello organizzativo – dove la proposta del candidato come capolista ovunque si accompagna a quella di inserire al secondo posto i segretari dei partiti e movimenti che hanno aderito, ovvero idv, rc, pdci, cambiare si puo’, arancioni e cosi’ via. A tutti coloro che hanno aderito all’appello ora i referenti nazionali di Cambiare si puo’ rivolgono online una domanda secca, alla quale chiedono di rispondere entro domani: vale la pena di proseguire sulla strada intrapresa, anche se le prospettive sono assai diverse da quelle che avevano suscitato tanto entusiasmo nelle assemblee nazionali e in quelle regionali? Il risultato – che si potra’ conoscere gia’ domani pomeriggio – non e’ affatto scontato: da una parte e’ assolutamente da leggere l’amarezza di Chiara Sasso – una delle promotrici del movimento – dopo l’incontro di ieri con Ingroia (vedi a lato link Cambiare si puo’, articolo in “bacheca”): suona come un accorato funerale. Dall’altra e’ facile constatare che il numero delle adesioni all’appello di Cambiare si puo’ e’ levitato di oltre il 26% in soli sei giorni (contro il 74% raccolto nei due mesi precedenti), dopo che cioe’ nell’assemblea del 21 dicembre era stato deciso di consentire l’accesso ai voti “decisionali” online anche a coloro che avrebbero firmato entro il 28 dicembre. Evidente a questo punto l’arrivo di “truppe cammellate” con l’obiettivo di “blindare” eventuali malumori. Insomma tutto lascia presagire che il dado sia tratto e che per il momento alla domanda “cambiare si puo'” la risposta sia evidentemente un convinto “no”! Se e’ cosi’, non resta che riprendere ovunque un lavoro di ricostruzione “basilare” di una cultura della politica, in attesa – come ormai da lungo tempo – di momenti migliori.
Andrea Bellavite
Ma se è così è necessario aprire un dibattito molto serio. Faccio alcune considerazioni. Esistono milioni di persone alla quali le politiche di cosiddetto rigore fanno perdere prospettive, servizi, lavoro. La disoccupazione salirà all'11%, una percentuale da dopoguerra. I sevizi pubblici sono impoveriti, le disuguaglianze evidenti e clamorose. Davanti a queste urgenze e a queste sfide assistiamo a tentativi, scusate, velleitari, che hanno come risultato l'idea che non si può fare nulla, se non accettare i salvatori del popolo che compaiono ad ogni tornata elettorale. Se Cambiare si può ha fatto tante assemblee partecipate, se ha acceso tante speranze, è possibile che tutto vada in malora perchè Ingroia si piega ai voleri dei segretari di partito? Non è possibile non disperdere il movimento cercando di imprimergli un'organizzazione, una linea politica più precisa, una scaletta di temi ineludibili? Forse anche noi abbiamo dei difetti, il primo dei quali è aspettare il leader, aspettare che venga qualcuno da Roma,aspettare le elezioni, aspettare Ingroia o Landini o Ginsborg invece di agire subito. Come? Il forum potrebbe catalizzare le energie espresse ad Udine con premesse chiare. La prima: basta con il leaderismo, la seconda:la sintesi non è la somma dei programmi dei singoli gruppi ma richiede una visione diversa. Ho paura che agire solo a livello locale oggi ci confini in una situazione senza prospettive, ma su questo è necessario discutere, dicendo sino in fondo come la pensiamo. Sono solo alcune considerazioni, il blog non è lo strumento adatto. adg
Penso che ci dovremo attrezzare per realizzare modelli di economia e società realmente alternativi, esperimenti su piccola scala ed a livello locale, ma di grande respiro, animati da un obiettivo ambizioso: insomma, pensare in grande, avere in mente un progetto davvero rivoluzionario, un'idea della vita e del futuro chiara e coraggiosa e tentare di dar forma ad un primo, iniziale modello.I valori ed i princìpi ispiratori – pochi ma condivisi e non negoziabili – potrebbero essere quelli che altri movimenti e gruppi della società civile hanno fatto propri, non ultimi proprio coloro che hanno aderito al manifesto di "Cambiare si può", o anche i sottoscrittori del manifesto dei vecchi democratici, quelli del movimento arancione e tanti altri. La mia impressione è che, purtroppo, per l'ennesima volta assisteremo ad una superfetazione di gruppi e liste, tutte riconducibili alla stessa Weltanschauung, con programmi analoghi o identici, denominazioni, simboli e colori differenti, che precipiteranno nel caos più totale i poveri elettori indecisi o potenziali simpatizzanti. Io non possiedo né la capacità né la competenza per fare una lucida analisi politica dell'attuale situazione, ma il mio modestissimo parere è che il vero motore del cambiamento siamo noi tutti, noi possiamo fare la differenza tra la politica del palazzo o della casta e la politica vera, tra una democrazia di facciata ed una democrazia reale, partecipata: certo, dobbiamo impegnarci parecchio, farci un mazzo tanto, ma in gioco c'è il destino nostro e soprattutto quello delle generazioni future, dal nostro coraggio di rifiutare ogni omologazione e dalla nostra follia dipende il domani di tanti. Coraggio, coraggio, coraggio, la fine del mondo non è arrivata, ma facciamo finta che sì, il mondo vecchio sia finito: è ora di costruirne uno migliore: Anna V.
La festa, appena cominciata, è già finita …
Così cantava Sergio Endrigo nei mitici anno '60
Anonimo autorizzato
Autorizzato da chi? Comunque se parla di Endrigo negli anni '60 sarà il satanasso number one. Anonimo femmina
Avverto un certo sarcasmo in anonimo autorizzato, sarò pure un'ingenua, ma voglio concedermi il lusso di continuare a credere che si possa ancora invertire la rotta e raddrizzare la barca prima di naufragare. La barca, per la cronaca – tanto per evitare equivoci o imbarazzi e prima di scatenare l'insana invidia dei poveracci o i sospetti degli agenti del fisco – non è uno yacht da trenta metri a più piani battente bandiera delle Cayman, ma una di quelle piccole barche a remi, due metri appena di lunghezza, niente albero centrale, niente sottocoperta, niente cambusa, solo un piccolo guscio e bisogna remare, remare, remare…altro che festa! Anna V.
In risposta all'anonimo femmina:
l'autorizzazione mi è pervenuta direttamente dal "plenipotenziario" per naturale osmosi. E visto che ci siamo, solo una domanda: che fine ha fatto il manipolo dei 20 rivoluzionari? Forse alle comode aule del Parlamento ha preferito la lotta di lunga durata in rigorosa clandestinità?
anonimo ri-autorizzato alias satanasso number two
E chi sarebbero i minoritari intellettuali e politici che non vedono nelle primarie il sol dell'avvenire come afferma satanassonumbertwochepermeènumberone? Certo noi ci cucchiamo le nostre sfighe, ma voi con Brandolin, che aveva assicurato che il mestiere c'è l'aveva, avete un rinnovamento de paura.
firmato:la befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, grazie a rigor montis e a chi ci dialoga.
Vedo, che anche senza ulteriori dettagli, ti ci sei ritrovata nelle minoranze intelletuaali che hanno snobbato le primarie. E allora vuol dire che non ho sbaglaito. In ogni caso debbo farti osservare che "il mestiere c'è l'aveva" si scrive correttamente "il mestiere ce l'aveva"! Errore da matita rossa e blu!
Ma forse è tutta colpa del fegato che ti si è "intorcolato".
satanasso two
Non solo il fegato, anche tutto il resto degli organi molli