Interessante l’intervista natalizia al nuovo Arcivescovo di Gorizia, pubblicata oggi sul Piccolo. Con poche parole viene delineato un ampio progetto pastorale, ben più radicato nei problemi ecclesiali e sociali del territorio di quanto potrebbe portare a immaginare una ancora breve permanenza. Tra le righe si intravvede il desiderio di coinvolgere il laicato nelle responsabilità parrocchiali e diocesane, “non perché mancano i preti ma perché è giusto così”. Si sottolinea che la carenza di sacerdoti non è un problema e che quello che conta è che “i giovani trovino la loro strada nella vita”. Non manca un’attenzione alle opportunità e alle difficoltà di una zona fortemente segnata dalle vicende del Novecento, nè un accenno a una delle “vergogne” della provincia: il Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca, conosciuto per ora solo tramite il personale che vi lavora ma oggetto “di una prossima visita”. Particolarmente accentuata la preoccupazione per la mancanza di lavoro e per l’occupazione intesa come “il vero modo per venire incontro alle esigenze delle persone”. Sono piccoli frammenti, ma dimostrano una sensibilità non comune e una capacità immediata di cogliere problematiche, ricchezze e criticità: un segnale di speranza e di apertura in una terra che ha più che mai bisogno di messaggi positivi da parte di tutte le istituzioni che interagiscono in essa. ab
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